10.4.17

Il mito di Houdini il mago scientifico. Una mostra a Madrid (Andrea Morpurgo)

Il 31 ottobre 1926 l’illusionista Harry Houdini, all’anagrafe Erik Weisz, muore di peritonite all’età di cinquantadue anni – probabilmente a causa di un colpo, sferratogli di sorpresa all’addome due settimane prima da uno studente della McGill University, per mettere alla prova i suoi leggendari addominali.
Ma chi era stato questo mitico personaggio che aveva tenuto per decenni il mondo con il fiato sospeso? Chi era l’uomo a cui l’attrice Sarah Bernhardt aveva chiesto di farle ricrescere la gamba amputata e che il presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt pensava possedesse poteri paranormali? E che lo scrittore Arthur Conan Doyle, creatore di Sherlock Holmes, sosteneva possedesse niente meno che il dono della smaterializzazione?
Allo scopo di tracciarne un profilo, l’Espacio Fundación Telefónica di Madrid ospita fino al 28 Maggio Houdini. Las leyes del asombro (“Houdini. Le leggi della meraviglia”). La mostra esplora il ruolo avuto da questo affascinante personaggio nella cultura popolare a cavallo tra XIX e XX secolo e come Houdini – attraverso l’originalità dei suoi numeri, che si caratterizzavano per l’utilizzo di concetti futuristi quali forza fisica, velocità, tensione, sfida (e per un’ipnotica presenza scenica capace di trasportare gli spettatori in una dimensione “magica” mai vissuta prima) – fu artefice del passaggio dell’illusionismo da intrattenimento da baraccone a spettacolo di massa.
La mostra, divisa in sezioni tematiche, inizia tracciando una storia della magia: dai libri esoterici egizi e medievali ai primi manuali d’illusionismo ottocenteschi; dalle variopinte figure che animavano gli spettacoli delle fiere ambulanti (mangiatori di fuoco e acrobati, ma anche uomini e donne con gravi deformità, le cosiddette “curiosità umane” immortalate in Freaks da Tod Browning nel 1932) fino ai protagonisti dell’età dell’oro della magia teatrale (Robert-Houdin, il primo mago moderno, e Howard Thurston, il principale rivale di Houdini).
Tra le grandi trasformazioni che portò la rivoluzione industriale vi fu anche un’inedita concezione del corpo, inteso come oggetto da educare, disciplinare ed allenare. Ed è proprio di questa mutazione che si occupa la sezione Citius, Altius, Fortius, narrandoci come lo sport diventi un fenomeno popolare e Houdini, seguendo un rigoroso allenamento fisico quotidiano che gli permise di sviluppare forza, elasticità e resistenza al dolore, si trasformò in un modello di progresso fisico e morale.
La sezione Fuga si concentra sulla difficile e rischiosa disciplina della magia che portò Houdini al successo, trasformandolo in un mito: l’escapologia, l’arte della fuga. Si mostrano le diverse varianti che presentava nei suoi numeri e gli oggetti che venivano utilizzati: catene, corde, manette, una riproduzione della sua camicia di forza e la celeberrima “Cassa della tortura cinese dell’acqua” dalla quale Houdini doveva liberarsi dopo essere stato ammanettato e calato a testa in giù.
Vengono poi esposti i suoi conturbanti cartelloni pubblicitari che, insieme a innovative strategie di promozione (l’immagine dei personaggi, l’utilizzo di frasi e parole chiave) e all’attività cinematografica, lo resero pioniere del moderno marketing e famoso in tutto il mondo.
La mostra si chiude con la sezione Codice H, dedicata alla personale battaglia condotta da Houdini contro lo spiritismo e l’occultismo. Infatti, a differenza dei suoi colleghi, non diede mai un’origine fantastica o mistica ai suoi trucchi e si impegnò per tutta la vita nella divulgazione delle basi scientifiche e razionali su cui costruiva i numeri di magia, tanto per screditare i suoi competitori quanto per smascherare coloro che difendevano l’esistenza di un mondo ultraterreno.
La mostra ci restituisce l’immagine di un personaggio dalle mille sfaccettature, sempre pronto a cogliere le novità che caratterizzavano l’universo culturale del suo tempo, in primis i nuovi mezzi di comunicazione. La fama di questo figlio di un rabbino di Budapest rimane ancora oggi intatta, e questo non soltanto perché fu un geniale e rivoluzionario artista ma anche per il fatto che diventò un simbolo di speranza per la massa di immigrati che si era riversata negli Stati Uniti alla ricerca di una vita migliore. Houdini aveva dimostrato che era sempre possibile trovare un modo per evadere da limitazioni fisiche e psicologiche e recuperare la propria libertà. Fino all’ultimo ed estremo tentativo di fuga che l’illusionista preconizzò sul letto di morte: «Se c’è un modo per tornare indietro dall’aldilà, io lo troverò».


Pagina 99, 25 marzo 2017

Nessun commento:

statistiche