Sono un vecchio
viaggiatore con una facoltà rara: se vengo portato in un cesso
qualsiasi, il solo olfatto mi dice in quale parte del mondo mi trovo.
Vengo bendato da un
bendatore professionista. Il naso mi viene tappato ermeticamente con
cotone idrofilo e cera greca. Poi, chiuso in un sarcofago a tenuta
stagna, sono imbarcato su un sommergibile. Undici giorni di
navigazione nella stiva. Altri tre giorni e vengo paracadutato in una
regione che neppure i piloti conoscono. Una squadra di soccorso, che
non parla nessuna lingua conosciuta, mi porta in un cesso segnato
sulla sua mappa segreta. Lì ci sono pronti due notai.
Mi tolgono i tappi e
mentre sono ancora bendato: «Dicci dov’è! In Cappadocia? A
Calcutta, vicino alla fogna principale del lebbrosario di Madre
Teresa? O a Roma, in Piazza di Spagna?», «Roma!» urlo.
I due notai balzano in
piedi: «Perché?». «Per l’odore di merda secca, orina, varechina
e merda di giornata ancora liquida!». «Straordinario!» urlano i
notai: «Ma questa merda dov’è?». «Dovunque: sul pavimento, sui
miseri resti della tavoletta, ma anche, e questa è un’esclusiva
della “città santa”, sulle pareti e sui soffitti! Indubbiamente
opera di cagatori acrobati ingaggiati dai gestori dei locali per
tramortire i turisti giapponesi…!».
Dalla rubrica Il
benpensante, “il manifesto”,
6 gennaio 2012
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