17.4.17

Lev Tolstoj (Lenin)

Le opere di Tolstoj espressero la forza e la debolezza, la potenza e la limitatezza del movimento di massa contadino. La sua protesta calorosa, appassionata, a volte impietosamente aspra, contro lo Stato e la Chiesa ufficiale poliziesca, traduce i sententi della democrazia contadina primitiva in seno alla quale secoli di servitù, di arbitrio e di brigantaggio amministrativo, di gesuitismo ecclesiastico, menzogna e di truffe hanno accumulato montagne di collera e di odio. La sua negazione intransigente della proprietà fondiaria privata riflette la psicologia della massa contadina in un momento storico in cui il vecchio modo medievale di proprietà terriera, che si tratti di quella dei signori, della corona o di appannaggi, aveva finito per porre un ostacolo intollerabile allo sviluppo ulteriore del paese ed era votato ineluttabilmente alla distruzione più rigorosa e spietata. La sua denuncia incessante del capitalismo, intrisa del sentimento più profondo e della più veemente indignazione, esprime tutta la paura del contadino patriarcale che sente avanzare su di lui un nuovo nemico, invisibile, inconcepibile, che viene da qualche parte della città o dall'estero, distruggendo tutti i "fondamenti" della vita contadina, portando una rovina senza precedenti, la miseria, la carestia mortale, l'imbarbarimento, la prostituzione, la sifilide, tutti i flagelli dell"'epoca dell'accumulazione primitiva", centuplicati dal trasferimento sul suolo russo dei più moderni processi di brigantaggio elaborati da "Monsieur Coupon".


Da Lev Tolstoj in “Social-Démocrate”, novembre 1910, poi in Opere Complete (1925), ora in Scritti su Tolstoi, Medusa, Milano, 2017

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