2.8.17

Reliquie. Le ossa di Santa Settembrina (Antonio Gramsci)

Per l'edizione torinese dell'“Avanti!”, Antonio Gramsci curò tra il 1916 e il 1920 una rubrica dal titolo Sotto la mole. Si tratta di trafiletti dedicati a fatti di costume o a polemiche culturali. Nel periodo della Grande Guerra sui testi spesso infieriva la censura, facile a giudicare “disfattismo” o “demoralizzazione” qualsiasi critica al governo. Anche per questo ben di rado codesti arguti interventi del giornalista sardo trapiantato a Torino riguardavano in maniera diretta la conduzione della guerra o le politiche governative, cose a cui si doveva alludere senza lasciarlo intendere al censore, il quale – dal canto suo – non stava molto a pensarci su e quando non capiva, cancellava. Pertanto l'attenzione di Gramsci si concentrava su notizie che oggi chiameremmo “di costume”, tra le quali particolarmente lo ispiravano le cose di Chiesa. 
Questa storia, su cui Gramsci scrive ben due pezzi si svolge tra la Toscana e Torino. Nella chiesa di una frazione di Pistoia (Badia a Pacciana, ma Gramsci scrive “a Pacciano”) scompaiono le ossa che la tradizione attribuisce a una Santa Settembrina, di cui null'altro si sa. Le si ritrova tra la refurtiva di un ladro postale in un pacchetto diretto a Michele Bert, un torinese che nella sua cappella privata da nobiluomo fa collezione di sacre reliquie. Il parroco responsabile della chiesetta, un certo Soldi, che altre tradizioni rammentano come una sorta di fitoterapista, si affretta a negare valore alle reliquie: chissà di chi erano quelle ossa. Ma verrà processato a Pistoia insieme al mittente del pacchetto, che lo ha spedito da un altro paese, il proprio (Bagno a Ripoli, non lontano da Badia, ma in provincia di Firenze) e al suo destinatario, il pio torinese con cappella in corso Moncalieri. 
Suggerisco di leggere, perché c'è da leggere. (S.L.L.)

Badia a Pacciana
UNA SANTA
In un loculo della chiesa di Badia a Pacciano, posta nel piano di Canapale, a otto chilometri circa da Pistoia, giacciono da tempo immemorabile delle ossa. La tradizione dice che sono le ossa di una celeberrima santa, vergine e martire. Gli atti dei martiri, i documenti canonici, non parlano di una vergine e martire Settembrina che abbia finito i suoi giorni lacrimosi e lacrimati in Badia a Pacciano nel piano di Canapale. Ma la tradizione s’infischia dei documenti storici; sostiene che Settembrina è santa anche nel mucchietto d’ossa corrose che di lei (o di un’altra persona) rimangono, e adora. Ma bisbetica e bizzarra com'è, la tradizione finisce collo stancarsi, e il mucchietto d’ossa ridiventa materia sorda e inerte. S. Settembrina s’adira fieramente. E un bel giorno scompare. Il loculo viene trovato vuoto, il parroco di Badia a Pacciano nel piano di Canapale ha una rivelazione. La santa ha lasciato il suo sepolcro per protestare contro l’indifferenza dei badiesi. Il miracolo è accecante per il suo splendore. S. Settembrina non è mai stata tanto santa come in quel momento. Il loculo vuoto fa accorrere tutto pian di Canapale, tutta Pistoia, tutta Toscana... La Madonna di Caravaggio, quella di Pompei, quella di Loreto, vedono oscurarsi la propria fama e la devozione dei pili assidui fedeli.
Non basta. A Torino, in corso Moncalieri, abita un pio uomo, che fa collezione di reliquie in una cappella privata, vera Casba di tutti i resti della idolatria mondiale. Il pio uomo ha anch’egli una rivelazione. Sull’altare della cappella è stato trovato dopo una notte procellosa, solcata da baleni più lividi di tutto il livore della coorte infernale, un mucchietto d’ossa: sono quelle di S. Settembrina, che ha cercato rifugio e ristoro alla sua mala sorte nella città dalle mille chiese, nella città delle beghine danarose, che non esitano a rovesciare i calzini di lana sui banchi delle sottoscrizioni permanenti per il maggior incremento della santissima chiesa cattolica. Le ali della fama divulgano per il mondo la notizia. Strida di dolore sul piano di Canapale, osanna e alleluia in corso Moncalieri. La santa ha finito le sue peripezie. Si fa il processo canonico, che è un trionfo per lei. Il calendario si arricchisce di un nuovo nome. Torino ha una nuova chiesa, e un rigagnoletto d’oro di più fluisce nella nostra città, benedetta dal Signore.
Così sarebbe successo. Invece no. La vergine e martire Settembrina non ha finito con le peripezie. Una mano ha turbato il normale e logico svolgersi degli avvenimenti. Perché il ladroncello anonimo ha proprio scelto nel mucchietto dei pacchi postali quello che conteneva una parte delle ossa canapalesi? Mistero della provvidenza divina. Dito di Dio, o coda del diavolo? Altro mistero imperscrutabile. Ma il certo è che il castello fondato sul mistero della traslazione è crollato. E le macerie hanno finito col polverizzare le ossa di Settembrina, che non è più vergine né martire.
Lo dichiara don Soldi (si chiama proprio cosi), parroco di Badia a Pacciano, sul piano di Canapale. «Non c’è nessuna autenticità di questa religiosa, nessuna dichiarazione delle autorità ecclesiastiche, nessuna teca accertante che queste ossa fossero di S. Settembrina, della quale del resto nulla si sa». Cosi don Soldi al giornale «La Nazione» di Firenze. Settembrina è diventata pericolosa, dopo che l’anonimo ladroncello ha turbato il regolare svolgersi degli avvenimenti. Settembrina santa, vuol dire processo per sacrilegio, per profanazione, vuol dire punizione di parroci e di vescovi. Tutta la dialettica canonica si rivolge alla dimostrazione della non santità di Settembrina. Il calendario non avrà un nome di più.
Tempi contrari per la religione quelli dei pacchi postali, con obbligo di dichiarazione del contenuto. Più pericolosi se il «fossile di carbone» è diventato materiale prezioso. Una lacrima di più sulle sbianchite ossa della povera martire di Badia a Pacciano nel piano di Canapale.
Nessuna santa è stata più santa di lei. Perciò essa non arriverà più alla gloria dell'altare e alla distinzione del calendario.
(5 marzo 1917)

LA SANTA
Don Francesco Soldi e Nemesio Coppola da Bagno di Ripoli sono comparsi dinanzi alla pretura del primo mandamento di Pistoia per rispondere: di illegale traslazione delle ossa di S. Settembrina, di falsa denunzia di contenuto nel pacco postale che le ossa doveva miracolosamente trasferire da Bagno di Ripoli a Torino. Non si presentò in pretura il pio signore del Pilonetto, Michele Bert, che fu generosamente rappresentato dal deputato del quinto collegio (il Pilonetto appartiene al quinto collegio), avv. on. Luigi Giordano. Gli imputati sono stati assolti. Il Coppola è stato solo condannato a ottanta lire di ammenda, per aver cercato di contrabbandare ossa di santa sotto l’etichetta di vilissimi «fossili di carbone».
La sola condannata è la infelicissima vergine e martire Settembrina. Nessun difensore per la beatissima. Ella è stata giudicata cosa di nessuno; le sue ossa immarcescibili sono state equiparate al fossile di carbone definitivamente; la sua santità, presa sul serio lo spazio d’un mattino, è ricaduta nel baratro dell’inconoscibile. Potrà diventare santo Voltaire, non potrà più diventare santa la vergine Settembrina. È pericolosa questa vergine millenaria. Ha procurato troppi dispiaceri a don Soldi, a Nemesio Coppola e a Michele Bert, pio uomo del Pilonetto. Non ha voluto il trionfo. Ha permesso, senza fulminarlo, a un volgare ladruncolo di sottrarre il pacco delle sue ossa, di rompere il mistero di una traslazione. Ha messo in un imbarazzo non comune due arcivescovi, il papa e il tribunale dell’inquisizione pontificia. L’hanno rinnegata tutti. L’ha rinnegata don Soldi, l’ha rinnegata il pio Michele Bert, Fha rinnegata il tribunale supremo pontificio. E il gallo non ha cantato tre volte, come per S. Pietro. Settembrina non ha avuto difensori. Piuttosto che essere condannati, gli spedizionieri di fossile di carbone hanno lasciato che il giudice non ponesse mano alla legge che contempla la violazione di oggetti e reliquie appartenenti al culto. Hanno lasciato che fosse sancito pubblicamente, loro consenzienti, che le ossa di Settembrina non differenziano in modo alcuno da un solido qualsiasi. E nessuno li ha ripresi. E probabilmente nessuno li riprenderà. Nessuna autorità religiosa domanderà al pio uomo Michele Bert perché si sia tanto affaccendato a far misteriosamente arrivare a Torino delle ossa, che per lui non erano che semplici ossa, comuni ossa da anonimo carnaio. E perché si fosse proposto di farne un presente alla chiesa parrocchiale dell’Addolorata. Si riempiono di ossa qualsiasi le chiese parrocchiali? Si chiamano i fedeli all’adorazione di ossa che si ritengono non avere un valore diverso dai fossili di carbone? Quale truffa preparava all’ingenuità dei buoni cattolici torinesi il pio uomo Michele Bert?
Ecco perché saremmo tentati di aprire una sottoscrizione per erigere, presso Porta Nuova, una lapide «all’ignoto mariuolo che, avendo rubato un pacco postale con la dichiarazione fossile di carbone, evitò ai torinesi la fatica di adorare una nuova santa, e fece loro risparmiare molte migliaia di lire». E non disperiamo di aver solidale il pio uomo Michele Bert, che non si rifiuterà di dare una nuova prova della non santità di Settembrina.



(29 luglio 1917).

In Sotto la mole 1916-1920, Einaudi, 1960

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