14.6.17

Canzoni di lotta e voce femminile (Franco Fortini)

[…] Non so se questi testi sussisterebbero senza una nostra aggiunta perpetua, senza prendere dal nostro bisogno di conferma, (e appunto, di ripetizione e di rito) il sangue, per incarnarsi, che non avrebbero in sé. Ecco perché la voce che li intona ne diventa tutto il corpo. L'esecutrice li trascina al di là dei loro limiti. Li intride di desiderio e oltranza. Ne fa una irresistibile carnale obiezione alla viltà. Che, almeno dal 1789, a gridare le parole della libertà sia stata assunta tanto spesso la gola di una donna, ha una ragione fin troppo chiara: alla giovane strega e alla mènade chiediamo di soverchiare e calpestare le voci nascoste e materne della remissione e della sconfitta. Essa avventa il coltello del suo canto ai nemici visibili della libertà ma più alla repressione intima che ci umilia. 

Da Per un disco (1975) in L'ospite ingrato. Primo e secondo, Marietti, 1985 

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