Ho trovato tra i miei
ritagli un vecchio articolo, del fisico Carlo Bernardini, polemico
per la conferma al ministero della Pubblica Istruzione di una donna
politica che non aveva fino ad allora dato buona prova di sé,
Rosetta Russo Jervolino. Ne riprendo la prima parte, meno legata alla
contingenza politica, che mi pare in verità stimolante anche per l'oggi e forse per il domani. (S.L.L.)
Lo scrittore di fantascienza Anatolji Dneprov |
A parlare di scuola si
rischia di fare la fine dell'ingegner Kukling. Chi è questo Kukling?
È il personaggio di un racconto russo di fantascienza, precisamente
I granchi camminano sull'isola, di Anatolji Dneprov,
pubblicato più di trent'anni fa da Feltrinelli in una raccolta
curata da Jacques Bergier. Per farla breve - ma il racconto merita la
lettura integrale - il Kukling è uno che inventa dei piccoli robot
granchiformi in grado di riprodursi perfezionandosi e
miniaturizzandosi da soli. Basterà depositarli su un'isola deserta
perché i granchi, capaci di sfruttare i metalli, diano vita a una
varietà robotica straordinariamente efficiente e utile: così,
almeno, spera Kukling, che vuole emulare l'evoluzione darwiniana con
le macchine. Ma gli va male. Non solo viene ucciso perché i granchi
fiutano nella sua bocca alcune otturazioni metalliche (era rimasto
sull'isola a godersi lo spettacolo), ma la nave che torna a prenderlo
non trova affatto la sperata miriade di robot evoluti, bensì un
unico gigantesco robot assolutamente pigro e inefficiente.
Il paragone con la scuola
potrà apparire strano. La scuola non è certo un'impresa recente
dell'umanità, e un buon libro come la Storia dell'educazione
di Mario Alighiero Manacorda (Eri, 1983) può rinfrescare la memoria
agli smemorati. Ebbene, più si va indietro nei secoli e più si
trovano "piccole scuole di Kukling" intente a mangiare e
produrre cultura allo scopo di estrarre dal fango in cui viveva una
umanità ben più sofferente di quella di oggi. E però il risultato
finale, di oggi, sembra essere un'unica informe "scuola"
inefficiente, che non estrae più nessuno (che non lo voglia per
altri motivi) dal bazar che ha sostituito il fango sull'isola
deserta; quell'isola in cui la scuola vive nel più totale abbandono
politico e culturale rotto soltanto dal monotono ronzio dei
sindacalisti specializzati. La cosiddetta "scuola di massa",
priva dell'assidua attenzione della società, è ormai fine a se
stessa, come il granchione terminale di cui ha raccontato Dneprov.
Per di più, chiunque si occupi seriamente di scuola muore
(intellettualmente, beninteso), proprio come accadde allo stesso
Kukling. Restano solo gli stanchi ritratti che tanti ripetono, dal
Fellini di Amarcord (che si fa perdonare per la sapienza
poetica) allo Starnone delle cronache quotidiane, o a quel preside
invelenito di cui ha parlato qui Nello Aiello il 1 maggio scorso. E
sono storie di lager, scritte da secondini malinconici.
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