Nel tinaio, sotto un
vecchio barile che aveva perduto anche i cerchi, ritrovo una tavola
di sorbo. Perdio! Se mi riesce a segarla come voglio, mi ci viene un
bel tagliere. Prima, con la lima a triangolo, arroto i denti della
sega, poi mi metto all’opera. E’ legno così duro che, per quanto
consumi tutta la sugna che tenevo incartata su la cappa del camino,
non giungo alla fine. La sega brucia e diventa pavonazza. E, poi, non
mi riesce d’andare a filo. Allora prendo un accettino e concio la
tavola alla meglio. Quando ho quasi finito, m’accorgo che c'è un
buco fatto da un tarlo. Lo voglio trovare! Spacco nel mezzo la
tavola; e in fondo al buco, che gira quasi come una spirale, lo
trovo; bianco e tenero, con una puntina rossa. Lo lascio stare: io
sono Dio, ed egli è un solitario dentro una Tebaide.
da Bestie, a cura di Vincenzo Cerami, Theoria, 1987
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