Ritratto di Lucrezia Borgia attribuito a Dosso Dossi |
Ricorda le più belle
pagine di Rinascimento privato di Maria Bellonci il nuovo
romanzo di Alessandra Necci, Isabella e Lucrezia, le due cognate
(Marsilio). Perché l’autrice è abilissima nell’intrecciare le
vicende personali di alcuni individui d’eccezione con il più
generale clima sociale e culturale di un’intera epoca. Un’epoca
in cui - come scrive -«unendo sacro e profano, secondo il corso
delle stagioni e il calendario liturgico, a Ferrara, Mantova, Milano,
Venezia, Firenze, Roma, Napoli e in tutte le altre città italiane,
le celebrazioni, le cene, le giostre, le cacce, i banchetti, i
giochi, le messe solenni e gli spettacoli si snodano in spumeggiante
sequenza, animando quella che sembra una perenne “festa mobile”,
intrecciata però a uno stato di guerra semipermanente e una
quotidianità puntellata di ferocie e miserie». Queste ultime
riguardano soprattutto i ceti più bassi, spesso in balìa dei
desideri e dei capricci dei potenti.
Su tale sfondo,
tratteggiato con notevole abilità narrativa, Alessandra Necci
colloca i personaggi di Isabella d’Este, marchesa di Mantova, e
Lucrezia Borgia, duchessa di Ferrara, cognate a partire dal terzo
matrimonio di Lucrezia, con Alfonso I d’Este, celebrato nel 1501.
La scrittrice - avvocato e docente all’Università Luiss di Roma,
già autrice di diversi romanzi di argomento storico - introduce
sulla scena le sue protagoniste facendole parlare in prima persona.
Isabella: «Mio padre, Ercole d’Este, politico così gelido e
raziocinante da essere soprannominato “Il Tramontana”, come il
vento del Nord, ha impresso su di me l’impronta più forte. Da lui,
ho imparato a padroneggiare i sentimenti mediante il pensiero. O
forse, è un tratto che ho ereditato, iscritto nella mente e
nell’animo prima che nascessi». Lucrezia: «Nella vita sono dipesa
in gran parte dagli uomini, nel bene e nel male, così come essi sono
dipesi da me. Mi hanno portato gioia, estasi, protezione, e a volte
dolore e solitudine. Pur tuttavia, non posso farne a meno».
Tiziano Vecellio, Ritratto di Isabella d'Este |
Se Isabella, colta
collezionista e mecenate, incarna il modello della politica astuta e
calcolatrice, capace di affiancare pressoché alla pari il marito
Francesco II Gonzaga, marchese di Mantova, nel governo dello Stato,
riuscendo a fare della città un centro di spicco della cultura
rinascimentale, Lucrezia, costretta ad assecondare le mire del padre
Rodrigo (papa Alessandro VI) e del fratello Cesare, diventa
animatrice della corte ferrarese, dove accoglie, tra gli altri
Ludovico Ariosto e Pietro Bembo. Attraverso le loro vicende,
Alessandra Necci offre un vivido quadro dell’Italia dell’Umanesimo
e del Rinascimento.
“Il sole 24 ore –
Domenica”, 8 maggio 2017
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