Il 22 marzo 1919 l' "Avanti" pubblicava un articolo di Antonio Gramsci dal titolo Scolaretti torinesi, che prendeva spunto dagli episodi di prepotenza e da altre teppistiche mascalzonate che si erano verificati nella città della Mole. Eccone uno stralcio, a nostro avviso una pagina di grande prosa giornalistica.(S.L.L.)
La guerra mondiale non ha formato nè coscienza mondiale nè coscienza europea, nè coscienza italiana, nè coscienza individuale. Appostato ad ogni angolo da un gendarme, da una spia, da un ardito del fronte interno, il dolore si è rincantucciato nel tondo delle anime, come un gatto idrofobo rinchiuso in un sacco, ha morso il cuore, ha straziato senza creare, ha distrutto, lasciando un mucchietto di sterco e di putredine. Invece della disciplina sociale, spontaneo fiorire della libera riflessione sui doveri comuni, dal ribollire schiumoso delle passioni sono esalati tutti gli istinti antisociali, tutta la barbarie, tutta la ferocia, tutta la slealtà che secoli di servaggio politico, di gesuitismo e di attività settaria avevano accumulato nell'animo degli italiani. La vernice di civiltà si è sfaldata, lasciando nuovamente apparire, nella sua nudità schifosa, l'irresponsabile poltroneria, l'animalesca sete di godimento, lo spirito di sopraffazione, che sono i caratteri più vistosi della tradizione sociale italiana.
Postilla
La mia impressione è che anche oggi, in Italia, qualcosa abbia scrostato la vernice e abbia portato in luce i "caratteri nazionali". Ai tempi di Gramsci fu la guerra. Ma quale guerra è avvenuta, sotto i nostri occhi distratti, senza che ce ne rendessimo conto?
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