E’ in programmazione in tutta Italia e pare che sia un successo il film di Moccia, Amore 14, che, sulla scia dell’omonimo libro, aspira a raccontare i primi amori, dubbi, errori, turbamenti, incontri nel mondo degli adolescenti. Ma, a giudicare dall’Umbria, la protagonista, che ha, appunto, quattordici anni, è già una tardona o poco ci manca.
Due notizie di stampa, a meno di una settimana l’una dall’altra, ci raccontano di adolescenze precoci.
Lunedì 26 ottobre i giornali ci informano che a Passignano sul Trasimeno una signora regalava caramelle e ricariche telefoniche ad un ragazzino di 13 anni perché si congiungesse carnalmente alla figlia di 11 anni. Di quando in quando controllava di persona che tutto andasse per il meglio. La motivazione addotta è che serviva a gratificare la ragazzina, a renderla più sicura di essere accettata e di piacere.
Il 31 i quotidiani raccontano di un caso folignate. Una quattordicenne della locale scuola media non si è limitata a concepire un figlio con un coetaneo di un’altra sezione, ma per evitare pressioni in famiglia, attraverso internet ha reso palese la sua volontà di tenerselo in ogni caso. Pare che la gestante sia la prima della classe; il nonno se l’è presa con la scuola: "Perché non gli fanno anche un po’ di istruzione sessuale".
Che dire?
La mamma di Passignano – è il sospetto di tanti – deve essere un po’ matta. Ma le follie individuali si nutrono spesso delle follie collettive e dietro questa storia c’è il ruolo di serial come Beautiful, ove il sesso tra tutti e tutte (rigorosamente etero) appare l’unico passatempo di una famiglia allargata, ricca ma incolta. Enrico Vaime ha notato come in tutta quella grande casa non si veda un solo libro e come il sesso, fonte quasi esclusiva di gratificazione, è anche strumento di carriera e di potere. Per farla corta, nella storia di Passignano, al di là degli aspetti patologici e/o criminali, non è difficile leggere la banalizzazione e la mercificazione della sessualità.
Anche a Foligno i modelli mediatici giocano la loro parte. Non solo nella spinta a bruciare i tempi, ma anche nella strategia di “spettacolarizzazione” messa in atto dalla giovanissima protagonista: una forma distorta di socializzazione, non più basata su rapporti tra persone come quella familiare, ma su una sorta di solipsismo di massa.
Ogni tanto qualcuno, non solo da destra, lancia un accusa: “Voi date sempre la colpa a Berlusconi”. Ma a chi se no, in casi come questo? Le sue televisioni e lui stesso, corpo ed anima, da quando è un divo politico, hanno segnato il modo di pensare e vivere di questo paese. L’Italia intera è ormai un colossale “Grande fratello”. Marrazzo, a ben vedere, avrà anche i suoi gusti particolari, ma, in sostanza, non è che una cattiva imitazione.
E’ un paese orribile quello in cui la sessualità si banalizza, si spettacolarizza e si mercifica fino a corrompere l’adolescenza, che dovrebbe essere l’età della ricerca. Ci saranno anche altre responsabilità, di contesto e personali (per esempio di quelli che avrebbero dovuto opporsi ed hanno lasciato fare), ma la colpa se non è di Berlusconi è del berlusconismo.
Nessun commento:
Posta un commento