4.9.12

La fabbrica delle streghe. Un libro di Marina Montesano (Nicoletta Bazzano)

Secondo l'immaginario collettivo, durante il buio medioevo si credeva facilmente di intravedere in cielo le streghe a cavallo dei loro bastoni: disgraziate condannate al rogo per aver commesso i più indegni crimini. Ripugna alla nostra mente di esseri umani emancipati l'idea che la società occidentale credesse all'esistenza delle streghe nei secoli più vicini a noi, nel corso dell'età che va dal Rinascimento ai Lumi: un'epoca che si apre all'insegna dell'uomo artifex suae fortune, artefice delle proprie fortune, grazie alla sua razionalità; che procede seppur a fatica per i veti ecclesiastici con la rivoluzione scientifica di Nicolò Copernico e di Galileo Galilei; che si chiude con la luce della ragione pronta a illuminare ogni anfratto oscuro della nostra civiltà.
Molti sforzi sono stati fatti nel corso del Novecento per restituire il necessario chiaroscuro all'epoca moderna: il libro di Marina Montesano Caccia alle streghe (Salerno, 2012, pp. 184, euro 12, 50) è un ulteriore passo in questa direzione. L'autrice, passando in rassegna un ampio panorama di fonti, ci conduce in una delle fucine della cosiddetta modernità e ci sorprende mostrandoci come, al suo interno, ampio spazio venga dato a una vera e propria «fabbrica delle streghe». A definire l'identità di una strega concorre una lunga serie di crimini che le vengono attribuiti: pratiche magiche e astrologiche, infanticidi, cannibalismo, orge rituali, volo notturno, venefici perpetrati con l'uso di erbe, malefici, negromanzie... Il tutto compiuto in virtù di un patto stretto con il diavolo.
La definizione di questo profilo si avvale di una serie di elementi diversissimi provenienti da lontane e complesse tradizioni culturali. Le Sacre Scritture - che condannano le pratiche magiche - offrono esempi di uso medicinale e magico di piante. Pratiche simili, in grado di produrre effetti sia benefici sia venefici, si riscontrano nell'antica Roma, dove abbondano i ritratti di strigae. Le leggi delle popolazioni barbariche - Visigoti, Burgundi, Franchi, Longobardi - insediatesi in Europa a partire dal V secolo d.C. puniscono chi commette malefici o prepara pozioni venefiche. La diffusione del cristianesimo nell'alto medioevo lega la magia alla persistenza sotterranea del paganesimo, traghettando così all'epoca immediatamente successiva credenze e suggestioni. Nel clima culturale dominato da una Chiesa in lotta contro le eresie con grande facilità si assimilano comportamenti superstizioni, in odore di magia, e rituali ereticali. Allo stesso modo si equiparano magia ed eterodossia: si ipotizza così, nella letteratura due-trecentesca, la nascita di una setta, i cui componenti abbiano stretto un patto con il demonio e che devono essere processati, al pari degli eretici, dagli inquisitori.
I mille rivoli che percorrono a vista o sotterraneamente il Medioevo convergono fra Quattro e Cinquecento a completare il processo di «costruzione» delle streghe: a rafforzare le credenze astrologiche, magiche ed erbologiche ereditate dal passato più vicino sovvengono i materiali tratti dalla classicità e riscoperti in piena temperie umanistica. E non è un caso che la fucina europea in cui tutto ciò si compie sia la penisola ialiana, dove si celebra la riscoperta del mondo classico.
Tipico esempio è costituito da Giovanfrancesco Pico della Mirandola, nipote del più celebre Giovanni e autore nel 1523 della Strix sive de ludificatione daemonum, successivamente volgarizzato ne La strega o vero de gli inganni de demoni. Spettatore di processi per stregoneria, crede alla veridicità delle accuse perché esse vengono già formulate nella letteratura classica di cui egli si nutre: «L'esperienza - scrive - insegna, infatti, che (le streghe) sono ben note per apparizioni e visioni spaventevoli, come gli antichi hanno tramandato: Aristomene in Apuleio, Plinio il Vecchio e il Giovane». Forti di questa certezza, inquisitori e giudici, nel mondo cattolico ma ancor di più in quello protestante, e in particolare modo in Germania, celebrarono processi che condannarono a morte, secondo le stime, fra le 40.000 e le 60.000 persone. Donne per lo più, ma anche uomini, e bambini accusati di stregoneria.
Non è, per Montesano, una storia passata: la fucina delle streghe, che vede oggi al lavoro anche i mass media, continua nella sua fatica e fabbrica sempre colpevoli. Forse la lettura di un libro come questo aiutare ognuno di noi a provvedersi dei necessari anticorpi contro la continua ricerca di capri espiatori e a guardare meglio dentro noi stessi.

il manifesto 2 agosto 2012

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