Spariti i files segreti dell'Fbi sulla diva
spiata dai tempi del matrimonio con Miller.
I dubbi sul suicidio da leggenda
Che fine hanno fatto i files segreti dell’Fbi su Marilyn Monroe? Sono spariti per incuria e sbadataggine, o qualcuno li ha distrutti per eliminare le ultime possibilità di fare chiarezza sulla sua morte?
Domenica cade il cinquantesimo anniversario del suicidio più controverso di Hollywood, ma mezzo secolo non è bastato per dimenticare dubbi, sospetti e polemiche. Le celebrazioni del mito più resistente nel cinema mondiale sono in corso ormai da mesi: il film My Week With Marilyn , che ha fruttato una nomination all’Oscar per Michelle Williams, la serie televisiva della Nbc Smash, il documentario Love, Marilyn , la maratona di film che Turner Classic Movies trasmetterà domani. Per non parlare della serie di libri: Marilyn: The Passion and the Paradox di Lois Banner; The Last Days of Marilyn Monroe di Donald Wolfe, che conferma la presenza di Bob Kennedy nella sua casa il giorno della morte; The Empty Glass di J.I. Baker, romanzo che sospetta l’omicidio per iniezione letale, o comunque un «cover up» della polizia; Misfit di Adam Braver, che racconta l’ultimo week end passato nella Cal Neva Lodge di Frank Sinatra, per sfuggire allo stress della causa intentata contro di lei dalla 20th Century Fox; Marilyn Monroe: The Final Years di Keith Badman; per finire con Marilyn in Fashion di Christopher Nickens e George Zeno, sul fascino immortale che questa icona continua ad esercitare sulla moda e altro. Ad ottobre la MAC Cosmetics lancerà persino una linea di trenta prodotti dedicata a lei.
Tutto questo però non sarebbe avvenuto, se Norma Jean Baker non fosse morta misteriosamente nella sua casa di Brentwood, la notte tra il 4 e il 5 agosto del 1962, a soli 36 anni. Il medico che aveva effettuato l’autopsia, Thomas Noguchi, aveva commentato così: «Definirei il suicidio molto probabile. Ma credo anche che fino a quando i files completi dell’Fbi non saranno pubblicati, la controversia continuerà». Marilyn era pedinata, dagli anni del matrimonio con Arthur Miller. Il capo del Bureau Edgar Hoover, ossessionato dai comunisti, sospettava che fosse un’eversiva al servizio dei rossi e l’aveva tenuta d’occhio per tutta la vita. Quel dossier, quindi, poteva contenere informazioni decisive per chiarire le circostanze della morte, se non le prove di un complotto per eliminarla.
Le ragioni per sospettare, in fondo, c’erano. Il pettegolezzo secondo cui aveva avuto una relazione prima col presidente John Kennedy, e poi col fratello Bob inviato a sbrogliare la matassa, e fosse pronta a rivelare tutto. La storia del suo misterioso diario privato, scomparso dopo la morte. A tutto questo si erano aggiunti i dubbi sull’indagine condotta dalla polizia di Los Angeles: perché quei 35 minuti di vuoto tra la morte e l’arrivo degli agenti? C’erano delle cimici per le registrazioni da rimuovere, come sosteneva Fred Otash, e quindi qualche nastro che documentava le ultime ore di vita, o magari gli incontri sessuali con i Kennedy? Perché non esistevano i tabulati delle telefonate ricevute? Come mai la donna di servizio usò la lavatrice, quando l’inchiesta era appena cominciata? Perché i campioni presi dai suoi organi digestivi furono buttati senza fare gli esami tossicologici? Possibile che avesse ingerito circa 50 pillole, senza un bicchiere d’acqua sul comodino? Come mai la procura aveva indicato la presenza di quindici bottigliette di medicinali nella sua stanza, ma il rapporto sul decesso ne descriveva solo otto?
Sono domande rimaste senza risposta nella prima inchiesta, e in quella ripetuta nel 1982. Non provano l’esistenza di un complotto, o qualcosa di diverso dal suicidio, e non è detto che il dossier dell’Fbi contenesse rivelazioni chiave. Finora, però, il suo contenuto era stato rivelato solo in forma parziale e censurata. Perciò l’agenzia Ap, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte, ha chiesto al Bureau di rendere pubblici i files tramite il Freedom of Information Act. Dopo nove mesi di ricerche, ha ricevuto questa risposta: non li troviamo più. Sono scomparsi dagli uffici dell’Fbi, e non stanno nemmeno nei National Archives, dove in genere finiscono i documenti storici rilasciati dalle agenzie governative. Chi li ha fatti sparire e perché? Un nuova domanda chiave, che si aggiunge al mistero di Marilyn.
“La Stampa”, 3 agosto 2012
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