1.1.13

Il Merda, il Sozio e lo sbarco in Inghilterra. Un inedito di Gadda (Niccolò Scaffai)

Da sinistra Benito Mussolini e Adolf Hitler,
il Merda e il Sozio di Carlo Emilio Gadda
«Ogni sviluppo reale o possibile ha un germe: e la mia inclinazione all’indagine ha forse un movente morale-biologico». Il brano è l’incipit di uno degli Abbozzi per temi di tesi di laurea conservati nell’Archivio Roscioni presso la Biblioteca Trivulziana, arca di preziosi ‘scartafacci’ gaddiani. Di quegli abbozzi e di molti altri materiali dà conto il regesto di Barbara Colli, che chiude l’ultimo numero de “I Quaderni dell’Ingegnere Testi e studi gaddiani”, 2 (2011), nuova serie, Fondazione Pietro Bembo-Ugo Guanda Editore (pp. 332, euro 24,00). La rivista, oggi diretta da Clelia Martignoni che riceve l’eredità del fondatore Dante Isella, è approdata l’anno scorso alla sua terza sponda editoriale: dapprima Ricciardi, poi Einaudi e adesso la Fondazione Bembo (per i tipi di Guanda). Del progetto di Isella, i «Quaderni» conservano l’idea di far seguire agli inediti dello scrittore gli studi, gli spogli bibliografici e le ricognizioni di archivio; ne risulta l’immagine di un cantiere aperto, o di work in progress, fedele tanto al modus operandi di Gadda quanto a uno dei princìpi della filologia d’autore: mettere al centro non il valore assoluto, ma la dinamica materiale che a esso conduce.
Il «germe» del reale e l’approssimazione al valore sono due concetti che si richiamano l’un l’altro nei «Quaderni». Prendiamo ad esempio Sbarchi in Inghilterra, un sorprendente articolo gaddiano riportato alla luce e qui presentato da Claudio Vela. Commissionato a Gadda nel ’40, per la rivista «La Lettura» di Piovene, il pezzo doveva parlare di invasioni delle isole britanniche, avvenute o progettate nel corso dei secoli. Il classico excursus storico giornalistico concepito in vista di un evento creduto imminente: lo sbarco – così annota Gadda sulla busta in cui aveva conservato l’articolo – «fasullo e stronzo del Merda (cioè Mussolini, n.d.r.) e del Sozio (cioè Hitler, n.d.r.) sulle coste della Gran Bretagna».
Sennonché, i redattori di «Lettura» si videro recapitare, invece del pezzo concordato, un lungo e dotto saggio di taglio etnolinguistico, naturalmente irricevibile. A riprova che a Gadda interessavano le radici spesso tortuose dei fatti, più che la dimensione contingente della notizia.
A quest’attitudine dello scrittore corrisponde l’impegno nei sondaggi stratigrafici profuso dai suoi interpreti: oltre agli Sbarchi, il fascicolo 2011 include tra l’altro il Quaderno di Buenos Aires, scritto tra il 1923 e il 1924 durante e dopo il soggiorno in Argentina; e le Lettere ad Antonio Semenza (1916-1917). Se il primo contiene materiali implicati con l’incompiuto Racconto italiano, le seconde forniscono una testimonianza parallela e quasi un controcanto rispetto al Giornale di guerra e di prigionia. Eventi raccontati nel Giornale con disforica intensità, nelle lettere sono infatti liquidati con tutt’altra baldanza.
Questo da un lato mostra quanto Gadda volesse apparire forte agli occhi di Semenza, per lui quasi un «doppio» paterno (così Andrea Silvestri nella nota); dall’altro conferma e contrario l’impegno analitico e già letterario di cui Gadda dava prova nel Giornale.

“alias”, 22 ottobre 2011

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