Pasqua a Riesi negli anni 40 |
Il riesano, gli venne il desìo di
sposarsi, e se la trovò tenerella e in fiore. Ma con la pratica la
madre della zita gli piacque di più, ch’era ancora bella e fresca
e di gran gagliardia, e ci si struggeva invano non sapendo come
arrivarci.
Venute le nozze, se n’andò a letto
con la sposa, e la madre gli raccomandava all’orecchio che facesse
piano e con modo, e alla sposa che stesse di buon animo al piacere di
lui, che la cosa era facile a passarsi e di gusto.
Ma come furono sotto le coltri, senza
ài né bài, il riesano si voltò dall’altra parte, e buonanotte
ai sonatori. Quella che s’aspettava la terra promessa, e s’era
fatta la croce per cominciare, si voltava e svoltava come avesse le
pulci, e pungendolo alle reni gli faceva:
- Non mi toccate! lasciatemi stare,
che mi fate male!
E lui:
- ’Gnornò, che non vi tocco.
Quella ci si rodeva tutta e non aveva
pace, e buttandogli addosso gli faceva:
- Non lo sapete dunque perché mi
avete presa, che ho bisogno di conforto e mi lasciate invece da canto
come una pezza?
E lui zitto, che aveva sonno e non era
cosa sua; e così passò la notte, che alla zita parve cent’anni e
a dormire ci sentiva le spine.
La mattina finalmente, venuta la madre
per la ben levata, quella ne voleva conto e ragione che le avevano
dato un allocco senza denti per il pan fresco, e il ben di Dio non
sapeva neppure di dove incominciarlo.
- O la bella sorte che m’avete
data, che son più sana di prima e il marito l’ho per cacciare le
mosche e non per saziarsi dalla grazia di Dio che ho addosso, e mi
preme che qualcuno se l’abbia!
La madre non voleva crederci dalla
meraviglia, e tiratosi lui in disparte che faceva il minchione, lo
andava tastando della passata, e se non aveva denti per quell’erba,
perché dunque aveva cercato pastura?
E lui:
- ’Gnornò, che i denti ce l’ho,
ma non so di dove prendere.
Quella allora, gridando da una parte
alla figlia che i denti c’erano e non stesse in pena, dall’altra
gli andava spiegando il modo e la maniera, che lo doveva saper da sé,
così lungo e grosso com’era; ma lui scrollava le spalle che ci
s’imbrogliava.
E lei:
- O non lo sapete come fa il gallo
con la gallina? e così fate voi.
- ’Gnorsì, che lo so:
chicchiricchì, cuccuruccù.
Visto dunque ch’era tempo, perso e la
figliola di
là diceva che lo voleva a prova e
pratico come era l’usanza, e lui di qua che non l’intendeva mai,
stizzita se lo tirò sul letto per insegnarglielo lei ch’era antica
e prode e ardeva che l’apprendesse.
- Venite qua, che con me non
sgarrate e dopo la prima non ve lo scordate più.
E il riesano l’apprese così bene,
che fu la delizia della figlia e della ma’.
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