Un grande temporale
per tutto il pomeriggio
si è attorcigliato
sui tetti prima di
rompere in lampi, acqua.
Fissavo versi di cemento
e di vetro
dov’erano grida e
piaghe murate e membra
anche di me, cui
sopravvivo. Con cautela, guardando
ora i tegoli battagliati
ora la pagina secca,
ascoltavo morire
la parola d’un poeta o
mutarsi
in altra, non per noi
più, voce. Gli oppressi
sono oppressi e
tranquilli, gli oppressori tranquilli
parlano nei telefoni,
l’odio è cortese, io stesso
credo di non sapere più
di chi è la colpa.
Scrivi mi dico, odia
chi con dolcezza guida al
niente
gli uomini e le donne che
con te si accompagnano
e credono di non sapere.
Fra quelli dei nemici
scrivi anche il tuo nome.
Il temporale
è sparito con enfasi. La
natura
per imitare le battaglie
è troppo debole. La poesia
non muta nulla. Nulla è
sicuro, ma scrivi.
Dalla sezione Traducendo
Brecht in Una volta
per sempre, Mondadori, Milano
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