12.2.16

Studenti fuorisede (S.L.L.)

Un'immagine dal museo  della zolfara sito nell'Istituto Tecnico
Minerario  "S. Mottura" di Caltanissetta (ora liceo scientifico)
Fino agli anni 50 la precarietà e i tempi lunghi dei servizi di trasporto facevano preferire per gli studenti delle scuole superiori la condizione di fuorisede al pendolarismo. Da Aragona, Comitini, Grotte, Racalmuto non pochi ragazzi facevano le scuole medie superiori a Caltanissetta e non ad Agrigento o a Canicattì, città più vicine.
La ragione sta nel ruolo centrale che aveva, nelle economie di quei comuni, il settore minerario e nel fatto che a Caltanissetta aveva sede un Istituto Tecnico Minerario eccellente per attrezzature, qualità degli insegnanti, rapporti con le attività produttive. 
Venivano fuori da quella scuola i quadri tecnici delle numerose miniere (di zolfo, ma non solo) attive nelle province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna. Li chiamavano "ingegneri" e non "periti". In verità chiamavano "ingegneri" anche i geometri e "professori" i maestri elementari, ma in questo caso il titolo non appariva frutto della compiacenza di un mondo arretrato e ignorante, ma un omaggio alla qualità di quei tecnici.
Il Minerario aveva un ruolo di traino: a Caltanissetta andavano a studiare anche ragazzi che avevano scelto il liceo classico o l'istituto magistrale; ma più volentieri si accettava che vivesse lontano da casa un ragazzino di quattordici anni che aveva nella stessa città, talora nella stessa casa, se non nella stessa camera, un fratello o un cugino o un vicino di casa di qualche anno più grande. Ne nasceva un reciproco sostegno e controllo. 
Così Leonardo Sciascia, da Racalmuto, si diplomò maestro elementare a Caltanissetta e mio suocero Giacomo Lo Presti, da Grotte, fece lì il liceo prima di intraprendere a Palermo gli studi di Medicina.
Anche dal mio paese, Campobello di Licata, alcuni ragazzi andavano al Minerario di Caltanissetta, ma per il Liceo si preferiva Agrigento. Coabitarono in una casa di Agrigento, da compagni di classe, Vito Montaperto, il figlio di un boss che da avvocato sarebbe diventato sindaco del paese, prima di essere ucciso in un agguato mafioso, Luigi Giglia, che fu a lungo deputato democristiano, e mio zio Pino Lo Leggio, che per diversi decenni fu il notaio del paese. Nella stessa classe c'era un marinese (così erano chiamati gli abitanti di Porto Empedocle, "marina" di Girgenti) che sarebbe diventato famoso: lo scrittore Andrea Camilleri, inventore di Montalbano.

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