Da “Pagina 99” riprendo un'utile schedina storica che corredava
un articolo di Gabriella Colarusso sulle Assicurazioni Generali. C'è
un'inesattezza attribuita allo storico Sapelli: Merzagora non fu mai
presidente della Camera, ma del Senato. (S.L.L.)
Non solo polizze,
finanza, capitali. L’avventura del Leone è stata anche, a cavallo
tra Ottocento e Novecento, e per tutto il secolo breve, una storia di
grandi politici, scrittori e poeti.
Le Generali nacquero nel 1831 a Trieste per volontà di Giuseppe
Lazzaro Morpurgo, ebreo di Gorizia figlio di un industriale della
seta. Il papà avrebbe voluto avviarlo agli studi giuridici, ma il
ragazzo aveva un altro sogno: creare a Trieste, città allora ancora
asburgica e con un vivacissimo mercato assicurativo (vi avevano già
sede venti compagnie), una società che operasse in tutti i rami
assicurativi, non solo in quello marittimo, e che avesse una
vocazione europea. Il quartier generale si insediò a Trieste ma
furono create altre due direzioni a Milano e Venezia (da quest’ultima
fu in seguito adottato il simbolo del Leone, che andò a sostituire
il primo marchio delle Generali, l’Aquila simbolo dell’impero
austroungarico), rimaste poi centro dell’attività delle
assicurazioni anche nel Novecento.
Tra i fondatori e primi dirigenti del Leone non c’erano
«intellettuali come potevano essere i Marchesano o i Frigessi di
Rattalma che erano della Ras» (la compagnia gemella oggi inglobata
in Allianz), racconta lo storico Sapelli, ma la compagnia triestina è
stata la fucina di ottimi «gestori, personaggi come Enrico Randone o
come Cesare Merzagora, ex presidente del Comitato nazionale
dell’economia durante la Resistenza e poi ex presidente della
Camera, senatore a vita, grand commis, mai supini ai voleri di
Mediobanca».
Fu Merzagora, alla guida delle Generali dal 1969 al 1979, a volere
come numero due della compagnia Randone, napoletano, una vita spesa
nelle Assicurazioni con l’idea che prima di tutto venissero il
rispetto per i clienti e per gli azionisti, la buona amministrazione.
L’altro grande capo delle Generali, nel Novecento, è stato Antoine
Bernheim, finanziere francese amico e sodale di Enrico Cuccia, con
cui costruì, attraverso la cassaforte lussemburghese Euralix,
l’assetto di controllo delle Assicurazioni che è rimasto in piedi
fino agli anni Dieci del 2000.
Ma la storia del Leone è stata attraversata anche da grandi
letterati. Il più noto è senza dubbio Franz Kafka, che lavorò
nella sede della compagnia a Praga, nel 1907, ma non ottenne di
essere trasferito, come avrebbe voluto, a Trieste. Cosa che riuscì
invece a un altro scrittore – e matematico – praghese che fu
dipendente di Generali, Leo Perutz, autore, tra le altre opere, de Il
miracolo dell’albero di Mango, da cui è stato tratto un film
con la regia di Biebrach, anche se il suo lavoro forse più
apprezzato fu il romanzo Dalle nove alle nove. Per il Leone
lavorò anche Marisa Madieri, scrittrice fiumana e compagna di
Claudio Magris, autrice di un romanzo molto bello sul tema
dell’esilio, Verde acqua (Einaudi), in cui racconta il
dramma dell’esodo da Fiume e la vita nel Silos di Trieste dove
trovarono rifugio i profughi istriani e fiumani.
Pagina 99, 19 gennaio 2015
Nessun commento:
Posta un commento