L'etimologia è da studiare, ma cicettu
era nella nostra parlata campobellese il basco. Non quello che si
allargava sulla testa e che potevi far penzolare da una parte, il
basco dei pittori, dei baschi, dei paracadutisti, di Che Guevara; ma
quello più piccolo, che si adattava come calza al cucuzzolo della
testa, donde sporgeva quella sorta di peduncolo (pidicuddru),
che qualcuno chiamava pirriciuciu come
il pisellino dei neonati: il basco dei collegiali e dei
seminaristi, di qualche prete e di Pietro Nenni.
In paese lo portavano in pochi ed era
considerato una sorta di eccentricità. I più portavano lu tascu,
cioè il berretto, quasi d'obbligo tra i contadini. La birritta
vera e propria era quella col fiocco, detto giummu, ed era
poco usata. Tra i taschi prevaleva al tempo della mia infanzia
il nero: con la guerra recente c'era stato quasi sempre un lutto in
famiglia e il berretto non si cambiava spesso. Era in genere di lana
buona per durare molti anni. Veniva un po' preso in giro l'artigiano
o il contadino quando indossava lu cappieddru” tipico dei
galantuomini, dei professionisti e, in generale, dei più agiati; ma
il fatto, talora, segnalava l'avvenuta promozione sociale.
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