10.2.18

Il paese del sole (Paolo Villaggio)

Dalla rubrica Il benpensante che per due o tre anni Paolo Villaggio curò per “il manifesto” (gratuitamente, e dunque con grande sofferenza per un genovese) riprendo questo simpatico sfottò dei luoghi comuni. (S.L.L.)

Prova a fare un viaggio in Italia. Ogni 300 chilometri ti fermi. Passano un geometra, un bracciante agricolo, una suora capellona: «Scusatemi» domandi, «perché l’Italia si chiama "il bel Paese?"». «Ma perché è il più bel paese del mondo!». «Ne è sicuro?», «Sicurissimo!», «Allora lei ha viaggiato molto», «No, mai uscito dalla mia città!».
Ecco una di quelle trattorie di campagna del Sud. Entri. In poca luce, un odore di cipolla preoccupante e una nebbia della madonna perché tutti fumano sigari, sigarette e pipe magistrali. Vai al banco e il padrone: «’O vulite ‘nu bicchiere ‘e vino russ’? È ‘o cchiù bono d’ ‘o munno!». «Grazie, non bevo». «Qui facimme ‘a tipica cucina popolare che è la cchiù bona d’Europa!». «Per dire questo lei conosce le altre?», «No, ma voi vulite mettere ‘a cucina nostra con chille schifezze che fanno in Germania, in Francia, in Spagna e in Inghilterra? Cu’ mme magnate buono: spaghetti c’ ‘a pummarola, ‘a pizza margherita e ‘nu bell’ cafè!». 
Sali su un treno, c’è odore di malga alpina. E subito un rompicoglioni: «Dite ‘ a verità, dottò, l’Italia è er più ber paese der monno?». Annuisci con la testa. «E poi questo è er paese der sole!». E tu timidamente: «Ma d’inverno, nella Pianura padana…». Quello non ascolta: «E poi ‘e straniere vennono qui perché semo grandi amatori». In un angolo, sua moglie sussurra: «E statte zitto, frocio!».

"il manifesto", 11 febbraio 2012

Nessun commento:

statistiche