Nei motti, nei proverbi
esiste una «europeicità» locuzionale che, storicamente, si è
rinsaldata nella convivenza tra le lingue «nuove» con le
«classiche», nel tessuto unitario e unificante di una cultura
europea. I proverbi, si sa, si ripetono tal quali un po’
dappertutto. Ed ecco a titolo di esempio: tosc. «Chi maneggia il
miele si lecca le dita»; fr. «Qui manie le miel s'en leche les
doigts»; port. «Quem com o mel trata, sempre se lhe apega»; sp.
«El que anda con miel se moja los dedos»; tosc. «Chi tocca la pece
s'imbratta le mani»; fr. «qui touche la poix se barbouille»; sp.
«Quien anda con pez se manchard los dedos», motivo ripetuto nel
piem. «Al murein na se po' andò sensa anfariné», nel port. «Quem
ao moinho vai, enfarinhado sai», nell'aless. «Chi ch'u siassa
[setaccia] u s'anfaréina», insomma «non si può mangiare pane
senza far briciole».
Le corrispondenze sono
però ideologiche. La civiltà contadina ha raccolto motti e proverbi
intorno a limitati motivi ricorrenti. Negli esempi citati potremmo
dire: «la tolleranza». In altri insiemi incontriamo, stabilmente,
l'accettazione dei propri limiti, la necessità di accontentarsi, il
dovere di limitare i desideri, o le parole, di essere prudenti, a
rischio di rasentare la codardia (roman. «Loda lo mare e attàcchete
a la tera», piem. «Chi ch'asseta 'n tera a casca nen», insomma il
«Loda la montagna e tienti al piano», «Chi va a casa non si
bagna»), sino a sfociare nel qualunquismo: roman. «Sinistra e
ddestra è ttutta 'na minestra», piem. «A venta rangesse el mantel
secund el vent», «Bisogna navigare secondo il vento» ecc.
Infine, fondamentale, la
pazienza, la rassegnazione, dominante anche nelle fiabe, nei canti
popolari («Gli è toccato partire»), l'ineluttabilità del destino,
in un mondo immutabile: piem. «Vanta lassé andé l'acqua 'nt
’lbass», «l'acqua è sempre andata al basso», «l’acqua va
sempre al mare»).
Non nelle campagne, ma
nelle città, laboratorio di idee, nascerà la spinta al riscatto,
alla ribellione. I proverbi al contrario mostrano che si è sempre
fatto così, e non è il caso di cambiare, che la natura umana è
immodificabile, che la società non è «fluida» e mutevole. Non si
cambia il proprio stato: calabr. «Chi nasce quatru ’n po ' morire
tunnu», «chi nasce quadro non può morire rotondo».
“Tuttolibri – La
Stampa”, Ritaglio senza data, ma 2008
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