Chi volesse provare le
sue forze di storico letterario affrontando l'opera di Maksim Gorkij,
dovrebbe fare un sforzo massimo di sintesi e organizzare secondo
congrue categorie storico-sistematiche un materiale che sembra -
inesauribile. Inquieta e affascina il ricercatore non solo il
diapason assai ampio del destino letterario e umano dello scrittore,
non solo quei suo quasi mezzo secolo d'attività e vita, ma la
qualità della sua epoca, la materia storica dentro la quale si
stampa la traiettoria del suo moto lungo, variato.
Tolstoj, il decadentismo,
la Rivoluzione, i variegati Anni Venti, l'edificazione del
socialismo, il “culto della personalità”. Se c’è uno
scrittore del nostro secolo che abbia avuto, non in un senso
metaforico, una missione da compiere, è proprio Gorkij. Gorkij è
uno dei pochi scrittori moderni che abbia posseduto un destino
storico: e parlare di Gorkij significa infinitamente di più che fare
una semplice indagine letteraria: stabilire le ascendenze, i cicli
creativi, la gerarchia delle opere ecc. Significa precisamente
trovare la chiave dell'evoluzione, della rivoluzione anzi, di un
pezzo essenziale d'umanità in una sua fase essenziale. Significa,
impegnare e impegnarsi tutto in un giudizio su un tempo che ancora
dura.
Questa opinione trae
nuovo alimento per rafforzarsi da un libro che l'Accademia delle
Scienze. dell'URSS ha or ora pubblicato: il carteggio inedito di
Gorkij con gli scrittori sovietici. Sono più di settecento pagine di
nuove lettere cbe s'aggiungono a quelle già note, e non esauriscono,
per altro. un'auspicabile ma forse prematura edizione integrale La
lettura di questo libro, che, confesso, non ho ultimato di
percorrere, se sveglia l'interesse di chiunque abbia un poco
d'inclinazione per la letteratura russa moderna, è una miniera di
letizianti notizie per chi all'inclinazione associ il vizio
dell'indagine erudita; allora anche certe note alle lettere, certe
date parlano e dicono molto. Ma non si sgomenti il lettore: non
intendiamo propinargli una specialistica recensione del volume; nel
qual caso dovremmo far notare che purtroppo, a volte, quando il
discorso si fa attraente, certi benedetti puntini redazionali ti
lasciano con un palmo di naso e bravo chi indovina quei che
scrivevano Gorkij e i suoi corrispondenti in quel punto. Ma queste
sono ineziucce, e il libro c'è, è lì, ben importante, ben
allettevole. E non sai da che parte cominciare a leggerlo; e a
parlarne.
Guardate il carteggio tra
Gorkij e Gladkov ad eserhpio Gladkov. Scrittore - realista
so-ciallsta - ante litteram e non privo di interesse, autore di opere
come Cemento e Energia è traboccante d'ammirazione,
che dico?, di devozione per Gorkij e gli esprime toccantissimi
sentimenti, e vorrebbe tanto dedicargli un suo libro. Il carteggio
prosegue per anni, fitto fitto dalla parte di Gladkov, rado rado
dalla parte di Gorkij. E le risposte di Gorkij sono, soprattutto
verso la fine, freddine e stentatucce e addirittura sarcastiche, e
dure nel criticare lo scrittore. E per più lettere torna insistente
un'invocazione di Gladkov: che Gorkij gli mandi una sua fotografia.
La fotografia non arriva, Gladkov insiste, scongiura, poi sembra che
il ritratto sia stato spedito, smarrito. Ingomma una vicenda assai
patetica e commovente, se, come tutti gli innamorati infelici e non
rassegnati, il povero Gladkov non finisse per diventarci un po'
antipatico.
Abbiamo parlato di questa
parte del carteggio, che non è la più importante, anche se illumina
certi aspetti dello sviluppo letterario sovietico, per far intendere
al lettore il significato umano che queste lettere, oltre tutti gli
altri, posseggono, gli improvvisi scorci di realtà intima che esse
spalancano.
Ma tra tante ghiotte
primizie, primizie di trent'anni fa ma per noi freschissime, la più
ghiotta forse (ripeto, non ho finito di leggere il tomone) è
costituita dal carteggio tra Gorkij e Pasternak. Sono lettere assai
belle in sé, oltre ogni interesse serio o petulante per il loro
contenuto, e vivono tutte dell'autentica considerazione reciproca di
questi due uomini grandi e diversi. Può parere paradossale, ma
l'autore della Madre scrisse una prefazione, nel '26, per
L'infanzia di Luvers di Pasternak (la prefazione è pubblicata
nel volume della Accademia delle scienze). E Pasternak in una lettera
espone alcune felicissime impressioni della lettura di parte del Klim
Samgin. Ma al di là della molta stima, al di là della altezza
spirituale della zona dove avviene il loro incontro, Gorkij e
Pasternak non si riconoscono: erano due destini diversi che la Storia
doveva giocare con indeprecabile mossa in tempi e con fini diversi,
in una partita, per altro, dove i conti non sono ancora tornati.
Talché non è ingiusto prevedere che con tutte le portentose loro
differenze le opere dei due scrittori si troveranno accanto,
amiche-nemiche a testimoniare sovranamente le antinomie di un'epoca
lacerata che furiosamente agogna un'unità.
Scriveva Pasternak
nell'aprile del '28 - in prossimità del sessantesimo compleanno di
Gorkij: “Io sono ad alcune migliaia di verste da lei. Io posso
pensare e ripensare. Io posso scrivere una parola e cancellarla.
Proprio così : voglio farle gli auguri, adagio adagio, in una
innaturale meditazione, con una scelta lenta dei pronostici e degli
auspici. Essi fluiscono tutti in uno. Esso è già da tempo pronto Ma
come chiamarlo? Ecco. Le auguro che il prodigio che è successo alla
nostra patria riesca con la massima celerità a volgersi con la sua
particolare, da tanto tempo meritata, prodigiosa sfaccettatura a lei
personalmente. Che l'enorme, nero lavora caricato in Russia sullo
scrittore, quando esso è grande col cuore e il patriottismo verace,
sia fatto per lei dal pensatore, dallo storico, dal pubblicista russo
contemporaneo. Che la barbara missione del lavoro per tutti sia tolta
a lei e lei possa dare libertà alla propria impeccabile
immaginazione, dispensato dalla necessità di correggere .gli errori
altrui. Ecco in allusione, il mio profondissimo augurio”.
Non si troveranno forse
parole più alte a rendere la grandezza dell'incomprensione di
Pasternak e la grandezza sua e di Gorkij. Di fronte a pagine siffatte
della nostra storia ognuno di noi s'infiamma di supremi problemi e,
anche se presume di discernere un barlume di verità, lascia
palpitare il fuoco vitale, la musica aspra delle contraddizioni.
“l'Unità”, 10
agosto, 1963
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