Sorella mia ginestra
Qui, dentro un buio vicolo, dal muro
di una appartata corte, ecco s’accende
un’umile dorata luce e puro
un familiare aroma mi sorprende
nella bluastra memoria del greve
piovigginare tiepido che offende
questi inquietanti inverni senza neve.
E muoiono gli ulivi secolari
miti maestri onesti in ogni pieve,
padri dei padri, luminosi e rari.
Sorella mia ginestra
tu che ogni sorte accetti
e riconosci la pietà maestra,
tu che dispensi gioia agli architetti
d’ogni folle dolore,
reclinata alla luce, con maggiore
sapienza e con più fine
ardore le dottrine
antiche e nuove sospingi all’amore,
dimmi se il tutto è solo un vano errore.
dimmi se il tutto è solo un vano errore.
Postilla
La poesia, che ritengo inedita, accompagnava gli auguri pasquali dell'autore, che torno a ringraziare. Mi piace aggiungere al testo le brevi considerazioni della mia risposta: "Ho letto con ritardo la tua poesia
pasquale che ho trovato bellissima, perché capace di vivificare il
tema leopardiano con l'abile gioco delle rime, con il soffio lieve
dell'ironia e - ancor più - con un sentimento di prossimità
fraterna alle creature, che viene spontaneo definire francescano (o
anche capitiniano). Cercherò di dare nel mio piccolo diffusione a
questo tuo gioiello capace di proporre domande inquietanti e di
esporre tentazioni nichiliste, senza produrre angoscia".
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