Riprendo una eccellente
cronaca commentata di recenti, emblematici accadimenti dell'Umbria,
opera di Roberto Monicchia. E' tratta dalla rubrica di “micropolis”
La battaglia delle idee. (S.L.L.)
Quella di Pasqua è stata
davvero una settimana di passione in Umbria, in tema di rapporti tra
chiesa e scuola pubblica. Il 1° aprile l'Ufficio scolastico
regionale ha concluso l'istruttoria aperta contro Franco Coppoli,
insegnante del "Sangallo" di Terni, comminandogli un mese
di sospensione senza stipendio per aver staccato il crocifisso da
alcune classi. Per un analogo gesto Coppoli era stato sospeso e poi
riammesso nel febbraio 2009 da un altro istituto ternano. Prima e
dopo la decisione non sono mancate le polemiche; tra i tanti attacchi
subiti da Coppoli spicca quello di Italo Casali, il genitore che
presiede il consiglio d'Istituto del "Sangallo": "Un
professore che entra in una classe di studenti adolescenti ‘armato’
di attrezzi da carpenteria e sale addirittura sulla cattedra per
modificare, senza autorizzazione alcuna, lo status quo della
parete di un edificio pubblico offre ai giovani ragazzi che vanno a
scuola, anche per formarsi una coscienza civica di rispetto delle
istituzioni, un esempio indecoroso, violento e irrispettoso che non
può non essere condannato e sanzionato". Indimenticabili le
parole sulla "assenza di autorizzazione" e sul "prof.
carpentiere" (come Gesù!), ma sullo "status quo" il
presidente law and order scivola, dimenticando che nessuna
legge o regolamento prescrive l'esposizione del crocifisso, che è
solo una pratica imposta dal fascismo. Cosa che ribadisce l'autore
del gesto di disobbedienza civile (tipica azione nonviolenta), che
accusa l'Ufficio scolastico di intimidazione e discriminazione e
ricorda le sentenze della Cassazione molto chiare al proposito.
Mentre si attendeva il
pronunciamento dell'Usr su Coppoli, dal pulpito della chiesa di San
Michele Arcangelo il parroco della frazione folignate di Sterpete,
frate Leonardo De Mola, lanciava l'accusa: la preside dell'Istituto
comprensivo 3 gli aveva impedito la benedizione pasquale della scuola
elementare! Sconcerto e rabbia si levavano da più parti. Uno dei
genitori ha dichiarato: "Non è una presa di posizione razzista,
ma ci pare ingiusto che i nostribambini vengano privati della
benedizione". Simile impostazione, che mescola impropriamente
religione e nazione, ha la mozione di censura presentata al consiglio
comunale di Foligno da Iniziativa civica, che chiede il "rispetto
della storia e delle tradizioni italiane".
La rivendicazione
identitaria è il mantra di tutte le dichiarazioni politiche di
condanna della preside, il più originale è il consigliere regionale
De Sio (già An) per il quale "non si trattava di una cerimonia
religiosa ma di una benedizione che in tutte le latitudini è la
sintesi dell'auspicio di una vita di pace e di rispetto" (ma
allora quali sono le cerimonie religiose? E come si distinguono?).
Chiamata in causa, la Dirigente scolastica, Simona Lazzari, ha
precisato che precise disposizioni di legge impediscono di compiere
cerimonie religiose in orario di lezione, invitando il frate a
benedire la scuola fuori dall'orario delle lezioni, con la presenza
degli alunni e dei genitori che volesseropartecipare. A molti non è
bastato neanche questo, ma le acque si sono un po' calmate, anche
perché si è saputo che frate De Mola si era presentato per la
benedizione nel bel mezzo delle lezioni, senza alcun preavviso: ce lo
immaginiamo con lo sguardo fiero e il piglio eroico di Fra'
Cristoforo, anche se non si dedicava a consolare afflitti o mettere a
posto prepotenti.
A quel punto anche il
vescovo di Foligno ha riconosciuto la correttezza della dirigente in
una lettera ai giornali, conclusa però con parole durissime: "si
sta preparando per la teoria del gender, che pone la scure
alla radice dell'identità sessuale un arco trionfale, con tanto di
benedizione laicista".
Di fronte a tanto
sproloquiare su radici e tradizioni, c'è da stupirsi che nessuno
abbia ancora chiesto di cambiare nome all'Istituto comprensivo di cui
fa parte la scuola primaria di Sterpete, ora intitolato a Galileo
Galilei, negatore della millenaria tradizione geocentrica.
Tre considerazioni
finali, per niente originali ma su cui occorre tornare, vista
l'imbarazzato silenzio di fronte a simili ingerenze da parte della
cultura e delle istituzioni laiche. Prima di tutto, ben misera e
insicura dei propri valori è quella religione che ha bisogno di
carte da bollo e circolari ministeriali per mantenere un ruolo
pubblico. Secondo: la questione delle identità si gioca su piani
multipli e intrecciati, e soprattutto sulla libera scelta;
confondendo ad arte tradizioni, culture e riti si alimenta solo
l'integralismo. Infine: la libertà religiosa dei moderni comincia
quando lo Stato cessa di essere confessionale; solo uno stato che non
è di nessuna religione le può accettare e garantire tutte. Al tempo
dell'Isis almeno questo parrebbe chiaro. Per questo tutti i
democratici, credenti o meno, dovrebbero essere con Franco Coppoli, a
cui va tutta la nostra solidarietà.
“micropolis” aprile
2015
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