I Draghi locopei è
titolo di un libro di successo degli anni Ottanta, nel suo genere
importante. Ersilia Zamponi, una insegnante di lettere di
scuola media, vi pubblicò infatti i risultati spesso divertenti,
talora sorprendenti, di una sua
sperimentazione didattica: i ragazzi si cimentavano nei giochi di
parole, dai più facili ai più impegnativi, con l'obiettivo di una
migliore conoscenza della lingua. Nell'introduzione Zamponi riporta
una riflessione di Franco Fortini che, come altri poeti e scrittori,
si era incontrato con gli studenti durante l'esperienza didattica, nella Scuola Media Gianni Rodari in Crusinallo di Omegna. Le parole del poeta mi
sembrano di permanente utilità. (S.L.L.)
Riguardo
al discorso che di solito si fa sulla unità di teoria e di pratica,
io sono a favore della separazione fra teoria e pratica, purché vi
sia la pratica. Che cosa deve provare di sé un ragazzo della vostra
età? Deve provare le possibilità che lui ha. Per esempio: la
possibilità fisica, che può esprimersi nello sport o nella fatica
fisica. Prendiamo il caso della fatica fisica, la bruta fatica dello
spaccalegna, di chi deve scaricare un camion di sacchi o scavare la
terra. Diventa una prova: il corpo viene spinto al massimo. Si
sperimenta se stessi come pura macchina. Conoscere questo, sapere
quali sono le proprie possibilità, è molto importante. Nello stesso
tempo c'è un altro aspetto: quello dell'attività intellettuale non
strumentale, come quella dello scoprire o del formulare un teorema di
geometria, oppure vincere le difficoltà di una traduzione, oppure il
godimento intellettuale di una sequela puramente logica. E molto
importante avere nell'età scolare la possibilità di provare questi
estremi. Guai se perdi quella gratuità. I ragazzi sono tutti figli
di prìncipi. Il mondo è stato fatto per loro.
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