Nel 1967 lo storico
Richard Hofstadter - nel corso di una conferenza alla London School
of Economics - presentò un paper intitolato Tutti parlano di
populismo ma nessuno sa definirlo. Oggi Jan-Werner Müller,
professore di Politica alla Princeton University, prova a dare una
risposta a questa domanda in un libro, Che cos’è il populismo?
(Egea, 16 euro, 137 pp.) che nei tempi in cui viviamo vale la
pena di leggere perché combina con semplicità intuizioni teoriche e
inquietanti esempi storici, anche contemporanei.
Il populismo, secondo
Müller, «è l’ombra permanente di qualunque democrazia
rappresentativa». Per essere definiti populisti basta essere critici
nei confronti delle élite? No, perché la critica alle classi
dirigenti è un esercizio comune alla gran parte dei movimenti
politici. I veri populisti sono coloro che si considerano gli unici
genuini rappresentanti di un popolo moralmente puro e rappresentano
se stessi come i veri campioni di una democrazia di cui rivendicano
il monopolio. I populisti dicono di rappresentare il 100% dei
cittadini e non accettano la legittimità degli altri attori della
politica. Quando la Brexit trionfò, nel giugno 2016, Donald Trump,
Marine Le Pen e Nigel Farage interpretarono la vittoria come il
trionfo del “popolo vero”, come se il 48 per cento di contrari
non esistesse.
Populista è il
presidente turco Recep Tayyip Erdogan che si rivolge al Paese
dicendo: «Noi siamo il popolo. Chi siete voi?». Per poi aggiungere:
«Che cosa vuole il mio popolo? La pena di morte», senza averlo mai
davvero consultato in merito. O Norbert Hofer, candidato perdente
alla presidenza della Repubblica austriaca, che apostrofa così il
suo avversario Alexander van der Bellen: «Voi avete l’alta società
dietro di voi, io ho il popolo con me».
«Beppe Grillo», scrive
Müller, «arriva a dichiarare che il suo movimento, in quanto unico
rappresentante del popolo, vuole il cento per cento dei seggi in
parlamento in quanto gli altri candidati sono presumibilmente
corrotti e immorali».
Che cosa accade quando i
populisti conquistano il potere? Gli esempi snocciolati da Müller
fanno impressione. In Ungheria nel 2010, appena arrivato al
governo,Victor Orban cambiò le regole della pubblica amministrazione
in modo da poter sistemare persone di fiducia in tutte le posizioni
chiave della burocrazia. In Polonia, il partito della Legge e della
Giustizia dei fratelli Kaczynski, vinte le elezioni nel 2005, si
mosse subito per limitare l’indipendenza della magistratura e
mettere il bavaglio alla stampa. Il linguaggio dei due gemelli
polacchi era simile a quello utilizzato da Beppe Grillo e da Donald
Trump, che ogni giorno attaccano la stampa per minare la fiducia
dell’opinione pubblica nei giornalisti.
Quando governano, i
populisti sono impegnati in prima persona nell’occupazione dello
Stato, nel clientelismo di massa e nella corruzione, oltre che nella
soppressione di qualunque cosa assomigli a una società civile
critica. Quando riscrivono le costituzioni cercano di perpetuare una
presunta volontà popolare che li identifica come gli unici
rappresentanti.
Un esempio perfetto -
secondo Müller - è il Movimento 5 Stelle, «scaturito letteralmente
dal blog» di Beppe Grillo che identifica se stesso come unico
rappresentante del popolo italiano. Müller cita il comico: «Gente,
funziona così: voi mi tenete al corrente e io farò da cassa di
risonanza». Quando i grillini sono entrati in parlamento,
Gianroberto Casaleggio spiegò che a entrarvi era stata l’opinione
pubblica italiana”.
Il Partito per la libertà
(Pvv) dell'olandese di Geert Wilders è un caso ancora più estremo.
In questo caso Wilders controlla tutto: gli eletti in Parlamento sono
delegati del partito e vengono scrupolosamente preparati ogni sabato
su quello che devono dire e come dovranno presentarsi. In realtà è
la stessa tecnica utilizzata da Beppe Grillo, che vorrebbe imporre
agli eletti di non rappresentare idee proprie ma solo quelle indicate
dal popolo grillino attraverso il Blog, sotto la tutela della
Casaleggio associati che controlla la loro attività digitale.
Secondo Müller è
sbagliato considerare populisti Bernie Sanders e Jeremy Corbyn
(nemmeno Syriza e Podemos) perché, pur essendo fieri oppositori
delle élite, non sono antipluralisti e non rappresentano un vero
pericolo per la democrazia liberale, come Marine Le Pen, Farage e
Grillo. O come Orbán, Erdogan e Chávez che - quando hanno potuto
contare su una maggioranza abbastanza ampia - hanno portato i loro
Paesi in una direzione autoritaria.
Come rispondere ai
populisti? Nell’ultimo capitolo Müller sostiene che è necessario
prendere le loro dichiarazioni politiche molto sul serio, rispondere
su ogni punto alle loro critiche, smontare le loro rappresentazioni
della realtà e soprattutto mettere in guardia gli elettori sui
pericoli di un’involuzione autoritaria.
Müller sostiene che per
capire fino in fondo le origini del populismo europeo bisogna tornare
ai totalitarismi che si imposero in Europa negli anni Trenta. E alla
risposta che venne data nel dopoguerra. Le istituzioni che nacquero
dalle ceneri della guerra erano particolarmente intrise di
antiautoritarismo e il potere politico che emerse (Müller lo
definisce “frammentato”) era particolarmente indebolito dai
contrappesi messi in atto per evitare un ritorno al passato. Gli
artefici del nuovo ordine nell'Europa occidentale del dopoguerra
diffidavano della sovranità popolare: non era stato il popolo a
mandare al potere Adolf Hitler e il maresciallo Petain nel 1933e
nel1940? Il ruolo dei parlamenti nazionali fu ulteriormente
indebolito da una molteplicità di vincoli internazionali: la Corte
europea di giustizia, il Consiglio d’Europa, la convenzione europea
dei diritti umani. E poi ancora dalla Cee, che poi divenne Unione
europea. Se l'Europa è diventata particolarmente vulnerabile al
populismo - dice Müller - è anche per la sottrazione di molto
potere ai parlamenti nazionali. I tagli allo stato sociale,
l’immigrazione crescente, la crisi dell’euro, i posti di lavori
fuggiti all’estero vengono attribuiti a caste, lontane e vicine,
che i populisti vogliono sostituire - in nome del popolo - con altre
caste dal sapore locale.
Pagina 99, 25 febbraio
2017
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