Leggo la riflessione di
un avvocato campano che vive a Pisciotta. Scrive: "Fateci
caso,dopo "Mani pulite", il degrado morale italiano è
stato esponenziale". Suggestivo questo avvocato Russo, ma il "post
hoc propter hoc" è spiegazione troppo facile e molto spesso ingannevole. E'
assolutamente vero che le inchieste di Tangentopoli e Mani Pulite, se
riuscirono a distruggere partiti e carriere politiche, non bloccarono
la corruzione, ma non sono certo alla base del suo esponenziale
incremento negli anni successivi.
All'inizio degli anni 90
non ci furono soltanto "Mani pulite", ci fu per esempio la
fine dell'impero sovietico e del comunismo italiano. Si disse che il
pericolo comunista aveva determinato la "conventio ad
excludendum", aveva obbligato le classi proprietarie (come pure
la magistratura, la polizia, l'alleato americano ecc.) a tollerare la
corruzione dei governativi anticomunisti per tenere il Pci lontano
dalla stanza dei bottoni. Insomma la scomparsa de vecchi e corrotti
partiti di governo e la nascita dalle ceneri del Pci di un partito
democratico di sinistra - si diceva - avrebbe favorito
quell'alternanza vista come rimedio universale a tutti i mali della
cosiddetta "prima Repubblica".
E invece - credo - la
scomparsa dal campo della politica di una "alternativa di
società" e l'omologazione culturale del ceto politico, quasi
tutto sostenitore, seppure con diverse sfumature, della proprietà
privata senza limitazioni e del libero mercato, ha eliminato un
elemento di deterrenza. Un partito come il Pci, certamente
spregiudicato nel finanziamento delle proprie strutture, esercitava
tuttavia un controllo attentissimo sulla corruzione individuale dei
suoi esponenti, sui loro arricchimenti, sui legami con l'affarismo,
controllo favorito dalla forte partecipazione di base alla vita del
partito. Il milione e mezzo di iscritti, i cinquecentomila attivisti
volontari che animavano le sezioni spinti da una lettura "classista"
del proprio interesse personale e da un sistema di valori fondato
sulla solidarietà più che sull'iniziativa individuale,
rappresentavano un potente elemento di controllo sui comportamenti
dei dirigenti a tutti i livelli che investiva non solo la
"corruzione" amministrativa, ma perfino la vita privata. Lo
slogan "mani pulite" non nacque negli anni Novanta, al
tempo delle inchieste milanesi, ma già negli anni sessanta e
settanta i comunisti amavano presentarsi come "il partito dalle
mani pulite". I comunisti non si limitavano, peraltro, a
proclamarsi diversi e "migliori" di tutti gli altri, ma in
qualche modo coltivavano questa "diversità".
Sono convinto che un
partito come il Pci, con il suo ampio seguito e la sua stessa
presenza, contribuisse a frenare la corruttela anche negli altri
gruppi politici, timorosi delle "speculazioni" dei rossi.
Va in ogni caso
riconosciuto che già negli ultimi anni Settanta e nei primi Ottanta
fenomeni di corruzione erano cresciuti anche nel Pci, in parallelo
con la partecipazione al potere che favoriva la progressiva
"omologazione" del partito e il venir meno di quella
"diversità" che Enrico Berlinguer continuava a sbandierare
quando pose la "questione morale" e tentò fino all'ultimo
di salvaguardare.
Le inchieste di
Tangentopoli e Mani Pulite colpirono non pochi corrotti e interruppero
un determinato meccanismo, ma se di per sé non potevano bloccare del tutto la corruzione, né - tanto meno - farla crescere. Al suo incremento invece concorrono
diversi fattori, alcuni dei quali nettamente collegati al trionfo
delle ideologie neoliberiste, all'idea infausta che al capitale ed
alla sua (supposta) efficienza non bisogna mettere lacci e lacciuoli.
Faccio solo tre esempi, per farmi capire.
Il passaggio
dall'urbanistica programmata all'urbanistica contrattata, per
esempio, non ha solo favorito cementificazioni inopportune o perfino
insalubri, ma ha rappresentato un terreno costante di pressione
affaristica e di corruzione.
L'esternalizzazione di
servizi da parte di Enti pubblici con l'affidamento a imprenditori e
cooperative di servizi prima svolti direttamente, ha forse permesso
qualche risparmio, ma è stata alla base di affarismo tangentizio.
L'abolizione del
controllo preventivo di legalità sugli Enti Locali e sulle loro
commesse e concessioni non ha solo esaltato il controllo - a danno
fatto – e il potere della magistratura, ma permesso la
realizzazione di atti lucrosi per funzionari e politicanti, oltre che
per spregiudicati imprenditori.
Mani Pulite con tutto ciò non c'entra.
Mani Pulite con tutto ciò non c'entra.
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