Miami, Una concessionaria di auto Ford e Mustang |
Case produttrici a rischio
I mercati finanziari
rischiano lo scoppio di una nuova bolla legata ai prestiti subprime
negli Stati Uniti. A differenza di quella che nel 2008 innescò la
grande crisi mondiale, l’attuale non dipende dall’eccessiva
esposizione sul mercato immobiliare bensì su quello delle quattro
ruote. Invogliati dai bassi tassi di interesse e da un parco veicoli
sempre più seducenti, veloci ed efficienti - scrive Bloomberg
- negli ultimi anni gli automobilisti americani non hanno badato a
spese. Con 17,5 milioni di vetture acquistate solo lo scorso anno.
Secondo la Federal
Reserve (Fed), nel quarto trimestre del 2016 il debito per comprare
automobili, spinto dagli acquisti di fine anno e dal credito facile,
ha toccato il picco di 1.160 miliardi di dollari (nel grafico questo
debito è messo a confronto con quello delle carte di credito e
quello degli studenti per college e università). Una cifra enorme.
Ci si potrebbero comprare 43,3 milioni di pick-up Ford F-150, uno
ogni otto americani. È come se negli Usa ogni automobilista fosse
gravato in media da un debito di circa 6.100 dollari.
Al momento la situazione
è ancora sotto controllo, sottolinea la testata americana, perché
il mercato dell’auto è diverso da quello immobiliare. Le vetture
sono un asset più fluido, molto più semplice da rivendere delle
case, i prestiti per acquistarle sono meno gravosi dei mutui. E le
insolvenze sono ancora inferiori a quelle sui prestiti agli studenti
e delle carte di credito. Ma questo non deve far dormire sonni
tranquilli a banche e società che erogano i finanziamenti, né agli
ad delle case automobilistiche, tra le maggiori artefici della bolla
-che ora si sta concentrando su Suv e pick-up - dal momento che,
almeno finché tutto fila liscio, hanno gioco facile a fare soldi sia
sui prestiti che sul prodotto. Al momento alle case automobilistiche
fa capo la metà circa del debito, tre quarti del quale è di tipo
subprime (prestiti ad alto rischio finanziario perché erogati a
favore di clienti a forte rischio debitorio). Non a caso, rileva la
Fed, unaserie di recenti casi di insolvenza hanno colpito le sole
case produttrici. Che, nel caso la bolla dovesse scoppiare,
pagherebbero il prezzo più salato.
Pagina 99, 25 febbraio 2017
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