Con buone ragioni da
tante parti si chiede di mettere fine alle cosiddette "bufale"
che inquinano la Rete e toccano tutti i mezzi di informazione e non
manca chi prospetta la creazione di una qualche autorità (o
"authority", chi ci libererà dagli anglismi inutili?) che
difenda la verità e ci eviti di doverci ogni volta chiedere se sarà
vero. Temo però che una siffatta autorità difficilmente possa
difenderci dalle "bufale" dei grandi poteri, come quella
delle inesistenti "armi segrete" di Saddam Hussein che
facilitò l'intervento occidentale in Mesopotamia, con la Babilonia
che ne seguì, gravida di disastri per tutti, tranne forse per chi
lucra su armi e guerre.
Piuttosto che ricorrere a
censure preventive e a "certificati di verità", che
rammentano gli "imprimatur" che un tempo erano prerogativa
dell'autorità religiosa, io credo che sia meglio affidarsi alla
crescita di cultura e di consapevolezza da parte degli utenti del
web. Penso che - nel medio e nel lungo - l'unica soluzione liberale e
democratica sia quella di potenziare e migliorare istruzione ed
educazione, principali strumenti di autodifesa dalle bufale. Ma anche
nel breve periodo - se si è democratici e non si pensa
aristocraticamente che gli altri siano massa informe di pecore -
credo che si possa e si debba aver fiducia. Gli utenti del web non
sono destinati a rimanere ignoranti e influenzabili, ma con
l'esperienza e l'errore, impareranno a distinguere sempre meglio il
probabile dall'improbabile, il sito attendibile da quello
specializzato in "bufale" e - in qualche misura - anche il
vero dal falso.
Né la crescita
dell'istruzione né l'autoeducazione che nasce dalla pratica sono
misure risolutive, ma non c'è altra soluzione "laica". E
tutte quelle che si fondano sul primato di un ceto di "chierici"
dotti che decidono per tutti che cosa si può comunicare e che cosa
no mi sembrano da respingere.
Poi c'è la repressione
di chi - con consapevolezza, malizia o superficialità - diffonde
"bufale" spacciandole per verità assodate. Anche su questo
si può fare qualcosa, rendendo più individuabile la loro origine e
dunque la responsabilità di individui o associazioni.
Ma neanche questa è la "soluzione finale". Soluzioni finali, grazie al cielo, non ne esistono, se si vuol mantenere la libera circolazione del pensiero. Dovrà sempre, alla fine, prevalere la libera convinzione di ciascun individuo.
Ma neanche questa è la "soluzione finale". Soluzioni finali, grazie al cielo, non ne esistono, se si vuol mantenere la libera circolazione del pensiero. Dovrà sempre, alla fine, prevalere la libera convinzione di ciascun individuo.
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