Le differenze tra un
totano e un calamaro, cefalopodi che si pescano nel Mar Mediterraneo
e quindi anche lungo le coste del Bel Paese, non tutti le conoscono:
la più evidente è la pinna dorsale, più piccola nei totani, più
lunga nei calamari. Per quanto riguarda il gusto ci sono scuole di
pensiero diverso, tra chi predilige l'uno e chi l'altro. Non ci sono
però differenze nel modo in cui si cucinano: sia i totani sia i
calamari si possono fare fritti, in umido, alla griglia o ripieni.
Quest'ultima preparazione è la più interessante perché si può
tracciare un'identikit degli italiani in base a cosa mettono nelle
sacche o tasche dei calamari.
Come per il brodetto di
pesce che cambia di porto in porto, così il ripieno dei calamari ha
versioni anche molto differenti da regione a regione. A Pantelleria
fanno un trito con i tentacoli, pane raffermo bagnato, capperi,
olive, mandorle, e aggiungono una foglia di menta a dare un gusto in
più. A Cagliari mettono invece, oltre ai fm tentacoli, uova, piselli
e pecorino infrangendo il tabù che non vuole il formaggio con il
pesce. Le uova le ritroviamo anche in Puglia mentre in Friuli non
mancano i filetti di acciughe. In Liguria le olive taggiasche, i
capperi, l'aglio e il prezzemolo. Ad Amalfi puntano sulle patate e
gli zucchini, mentre a Viareggio sulle bietole cotte. C'è infine chi
mette i carciofi o il radicchio e chi, copiando gli andalusi, ci
ficca addirittura la carne. Poveri calamari, ne avranno le tasche
piene.
“La Stampa”, 30
settembre 2010
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