Parigi
«Nessuno può scegliere
così il proprio sesso: l’uomo è l’uomo e la donna è la donna,
altrimenti trovo il resto contro natura e persino un po’
disgustoso». A scagliarsi contro la cosiddetta “Teoria Gender”
non è una signora reazionaria francese ma una ragazza che ha appena
compiuto diciotto anni: è travestita da Marianna, l’allegoria
della Repubblica, e si sta preparando insieme ad altre coetanee a
fare da sfondo alla conferenza stampa della Manif Pour Tous,
la Manifestazione per Tutti. Il 16 ottobre la rotonda di Porta
Dauphine, a Parigi, è riempita di bandiere e striscioni inneggianti
all’intoccabilità della famiglia sulle questioni scottanti del
giorno: la Pma, procreazione assistita, la Gpa, l’utero in affitto
e, come sempre, la legge Taubira del maggio 2013, conosciuta come
Marriage Pour Tous, che
sancisce il diritto di matrimonio per tutti e non più esclusivo per
coppie eterosessuali.
«La famiglia va ben al
di là di ogni questione politica, non è di destra né di sinistra»,
dice Ludovine de la Rochère, a capo dell’associazione Manif Pour
Tous che dalla legge Taubira ha organizzato le manifestazioni con il
più alto tasso di partecipazione di tutta la storia della V
Repubblica.
Bus organizzati sono
arrivati da tutta la Francia anche questa metà di ottobre: 24.000 i
partecipanti secondo la questura, 200.000 secondo gli organizzatori.
Tra tutti questi dimostranti, che si definiscono “resistenti”
contro una società corrotta e caotica, non spunta neanche una
bandiera di partiti politici: un chiaro monito della Manif Pour
Tous, che vuole mantenere a tutti costi l’apparenza di un
«forte spirito famigliare che ci caratterizza», come lo definisce
la stessa Rochère.
In molti, in effetti, si
sono portati dietro tutta la famiglia, compresi i nonni, gli zii e
chiaramente tutti i figli che a volte si raggruppano in bande di una
decina. Un gruppetto di bambini è montato sul tetto di una fermata
del bus e ha formato una mini-band con tanto di parrucche tricolori,
tromba, trombette e bandierine. Incitano la folla che sotto di loro
sfila diretta verso la Tour Eiffel. «Un papà, una mamma» e
«abbasso Hollande», sono gli slogan ripetuti per tutto il
serpentone del corteo. Tra le bandierine rosa e azzurre e gruppi di
adolescenti che saltellano musica pop “giovane”, i più anziani
provano ad annuire a ritmo con la testa e a muoversi un po’, e
qualche signora cerca con le anche di scuotersi di dosso anche un po’
di noia. «Il governo deve smettere di fare dei traffici con la
genealogia, la discendenza, la famiglia e soprattutto con dei
bambini: hanno diritto a sapere da dove vengono e di avere un padre e
una madre che siano tali!», dice con foga Fréderic, artigiano
tagliatore di pietre e padre di 8 figli.
Ha votato il Front
National (Fn) alle scorse elezioni e voterà ancora Fn, ma è in
aperto disaccordo con la corrente laica di Marine Le Pen e non c’è
storia che tenga per lui: «La legge di Dio prevale sulla legge degli
uomini».
In manifestazione ci sono
anche molti preti che stringono mani e dispensano sorrisi a vicini di
corteo e lontani, e sparsi qua e là tra la folla altrettanti frati e
suore che con la loro presenza sottolineano il punto centrale della
manifestazione: una cristianità legata alla tradizione, portatrice e
garante dell’identité francese. «Vogliamo difendere un’idea
tradizionale di famiglia», spiega Alain Escada, presidente del
partito ultra-cristiano e di estrema destra Civitas, «perché è
l’unità principale per garantire una società ordinata in cui le
classi collaborano». Il modello di società ideale di Escada è il
corporativismo dell’ex dittatore portoghese Salazar, un paradigma
in toto fascista applicato in uno Stato Cristiano che ripudia la
laicità a cui il presidente di Civitas non manca di aggiungere il
«rifiuto dell’immigrazione, del mondialismo, del nuovo ordine
mondiale e di tutto quello che mette in causa i nostri usi e
costumi».
A un certo punto della
processione, per rompere un po’ il clima di santità, sei Femen
provano a lanciarsi a seni scoperti contro i dimostranti, ma la
polizia le acciuffa ancor prima che raggiungano il corteo. La
sicurezza è elevatissima e anche il servizio d’ordine della Manif
Pour Tous è così ben organizzato che a fianco delle centinaia di
volontari con la maglietta rossa della «Security» e i loro
cappellini, ci sono anche gruppi di uomini tarchiati che monitorano
la situazione. Difficile approcciare questi ultimi: non vogliono
farsi fotografare, guardano in cagnesco e non rilasciano interviste.
Alcuni sono giovani, superata la ventina, altri quarantenni e più.
Sono tutti vestiti di nero, molti con giacche di cuoio e anfibi, e
qua e là spunta qualche testa rasata. «Siamo quelli che
intervengono in caso di problemi» - «Siete i picchiatori?» -
«Siamo la sicurezza». I «neri» non sono in divisa, hanno
ricetrasmittenti grosse quanto un avambraccio e dicono di essere
pagati per fare la sicurezza, ma da nessuna parte appare il nome
della società di sicurezza privata. Nelle Manif Pour Tous
precedenti, fin dal 2013, è Vendôme Sécurité che ha preso
l’appalto per assicurarsi che le contro-manifestazioni non
raggiungessero il corteo. La società appartiene ad Axel Loustau, una
vecchia guardia del Group Action Defense (Gud), un gruppo
neo-fascista conosciuto per le sue azioni ultra-violente, ed è
quella stessa Vendôme cui Marine Le Pen, una volta montata alla
testa del partito, ha dato l’incarico di occuparsi in toto della
sicurezza del Front National.
E proprio l’Fn è
presente alla Manif, o almeno la sua corrente
cattolica-conservatrice, con la “nipote” Marion Marechal Le Pen.
Con lei spuntano altre fasce tricolori, come Frederic Poisson,
candidato alle primarie di destra, e Robert Ménard, in gioventù
fondatore di Reporter Sans Frontières e ora sindaco di
estrema destra a Bezier; insieme a loro visi noti di Action
Française, un gruppo monarchico e cattolico di ultra-destra, e visi
meno noti di esponenti di lobby pro-famiglia con un network esteso a
livello europeo.
«La famiglia e i bambini
non sono di destra né di sinistra», è il riassunto della
de-politicizzazione del discorso di una Manif Pour Tous che in realtà
raggruppa destra e centro francese, gli ultra-cattolici, i reazionari
e l’estrema destra sotto un’unica bandiera. E la bandiera della
cristianità e della francesità è tutto tranne che
de-politicizzata.
Pagina 99, 5 novembre
2016
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