1.9.12

Rafael Alberti. Il cantore del mare di Cadice (di Luigi Giuliani)

Artista poliedrico, Alberti,
dopo una lunga militanza nel partito comunista,
era stato costretto all'esilio
in Argentina e in Italia

Una poetica della memoria
sempre tesa alla semplicità
e alla musicalità del verso
in una continua ricerca
di profonde emozioni

Rafael Alberti è morto nella notte di ieri nella sua casa andalusa del Puerto de Santa Maria (Cadice) che lo vide nascere quasi novantasette anni fa. L'enorme commozione che ha provocato in Spagna la notizia della scomparsa del poeta è spiegabile non solo con la grande popolarità dei suoi versi, ma soprattutto per il luogo speciale che egli occupa nella memoria collettiva di questo secolo ormai agli sgoccioli. Per molti spagnoli l'immagine di Alberti è e sarà per sempre quella di un anziano dai lunghi capelli bianchi, sorridente, che scende la scaletta di un aereo il 27 aprile 1977 ed è accolto da migliaia di persone all'aeroporto madrileno di Barajas, al ritorno di un esilio di quasi quarant'anni. E poco più tardi, il 13 luglio dello stesso anno, di nuovo i capelli bianchi di Alberti - e quelli altrettanto candidi di Dolores Ibàrruri, la Pasionaria - si stagliavano sullo sfondo scuro del tavolo centrale della Camera spagnola quando entrambi presiedono, in qualità di deputati più anziani, la seduta inaugurale del primo Parlamento eletto democraticamente del dopoguerra.
Nato nel 1902 da una famiglia borghese di lontane origini italiane, sin da giovane rivela una forte sensibilità artistica che sembra spingerlo inizialmente verso la pittura. Nel 1917, trasferitosi a Madrid con la famiglia, scopre le meraviglie della pinacoteca del Prado, dove passa estasiato ore e ore intento nello studio e la copia di Goya, Velàzquez, Murillo... Ma nella Madrid degli anni Venti si sta forgiando una generazione eccezionale di poeti: Garcia Lorca, Pedro Salinas, Gerardo Diego, Vicente Alexaindre, Jorge Guillén, Dàmaso Alonso. E' la Generazione del '27, così chiamata dall'atto commemorativo del terzo centenario della morte del poeta barocco Luis de Góngora, da essi stessi organizzato e tenutosi appunto nel 1927 a Siviglia. Alberti aveva già pubblicato la raccolta Marinero en tierra (1925), per la quale aveva ottenuto il Premio Nazionale di Letteratura. Il libro appare solcato da immagini luminose: il sole, il mare del golfo di Cadice, un'anelito di libertà che si traduce nella straordinaria semplicità e musicalità del verso, alla ricerca di emozioni profonde e ritmi tradizionali che sembrano accostarlo al Lorca di Romancero gitano.
All'insorgere di una profonda crisi spirituale è dovuta l'apparizione di Sobre los àngeles (1929), e la crisi del poeta è anche quella del momento storico. Siamo sul finire della dittatura militare di Primo de Rivera. Di lì a poco (1931) un referendum provocherà la caduta della monarchia. La proclamazione della Seconda Repubblica coglie Alberti in piena svolta ideologica. L'anno precedente aveva conosciuto Maria Teresa Leon, che sarebbe poi diventata sua moglie e che fu decisiva nella sua scelta di aderire al Partito Comunista. Comincia un periodo di viaggi all'estero (Parigi, l'Unione Sovietica, Amsterdam, New York, Cuba, il Messico) che non alterano i ritmi della sua produzione poetica, sempre più marcata dall'impegno politico (Consignas, 1933; Un fantasma recorre Europa, 1933; Sermones y moradas, 1935; Yo era un tonto y lo que he visto me ha hecho dos tontos, 1935), a cui affiancherà anche lavori dramaturgici El hombre deshabitado, 1931).
Lo scoppio della guerra civile sorprende Alberti e Maria Teresa a Ibiza. I due si nascondono per giorni in una grotta e fuggono poi dall'isola con l'aiuto di alcuni pescatori. Giunti sulla penisola, si mettono subito al servizio della Repubblica svolgendo un'intensa attività culturale, aderendo all'Al-leanza degli Intellettuali Antifascisti. Durante l'assedio di Madrid da parte delle truppe franchiste, ad Alberti viene affidato il compito di mettere al sicuro dai bombardamenti i quadri del Prado.
Nel '39, con la sconfitta della Repubblica, Alberti e Maria Teresa abbandonano il Paese come migliaia di altri repubblicani. Dopo un soggiorno iniziale a Parigi, considerato il clima prebellico che si respira in Europa, i due si imbarcano per Buenos Aires. Rimarranno in Argentina per ventiquattro lunghi anni, in cui la vena poetica di Alberti si vedrà rafforzata dalla tematica dell'esilio: la raccolta poetica più significativa di questo periodo, Baladas y canciones del Paranà (1953), segna un ritorno alla semplicità delle immagini, ispirate dal paesaggio della Patagonia e venate di melanconia. Si tratta, in gran parte, di una poetica della memoria, che, sul versante teatrale, raggiunge il suo apice con Noche de guerra en el Museo del Prado (1956).
Nel '63 Alberti e Maria Teresa si stabiliscono in Italia, dove trovano quasi una seconda patria. A Roma abitano prima in Via Monserrato, nei pressi di Campo de' Fiori, per poi trasferirsi a Trastevere, in via Garibaldi. I due esuli sono accolti a braccia aperte dal mondo della cultura di sinistra: Pasolini, Giorgio Petrocchi, Sciascia, Gassman, fra gli altri, frequentano la casa di Alberti, che è diventata ormai un punto di riferimento e di incontro degli antifascisti spagnoli all'estero. E Roma segna anche l'inizio di una nuova stagione poetica. Con Roma, peligro para caminantes (1968), Alberti torna al sonetto, alle forme classiche, guidato dalla «scoperta» della poesia del romanesco Giuseppe Gioachino Belli, e riallacciandosi alla grande poesia barocca spagnola: egli, definendosi «figlio del mare di Cadice, / nipote di Lope, Góngora e Quevedo», non è più solo un rifugiato politico, ma anche l'ambasciatore di una tradizione letteraria secolare.
Dalla sua casa di Trastevere, l'anziano Alberti segue le vicende della politica spagnola senza smettere di comporre (Los ochos nombres de Picasso, 1970; Canciones del Alto Valle del Aniene, 1972) e attendendo la possibilità di tornare in patria. Eppure alla morte del generale Franco (1975), preferisce attendere fino al consolidamento della fase di transizione alla democrazia. E giunge il '77, l'anno del ritorno e della sua elezione come deputato per il Pce. Alberti è ormai un simbolo. Egli stesso se ne rende conto e rinuncia al seggio tre mesi dopo la sua elezione: non vuole fare della politica la sua professione e poco a poco va preparando il suo ritiro dorato nel suo paesino natale. Sa scegliere quali premi accettare e quali rifiutare. Se nel 1965 era stato insignito del Premio Lenin per la Pace del 1965, nel 1983 riceve il Premio Cervantes per la letteratura (il «Nobel» spagnolo), ma respinge l'invito a entrare nella prestigiosa Real Academia de la Lengua («Come potrei? Commetto un sacco di errori di ortografia quando scrivo!», obiettava). Nel 1988 muore Maria Teresa Leon, e Alberti si sposa con Maria Asunción Mateo, una studiosa di letteratura molto più giovane di lui. Gli ultimi anni non si muoveva più dal Puerto de Santa Maria, ma era sempre pronto a ricevere le innumerevoli persone che volevano vedere con i propri occhi quel frammento di storia vivente che Alberti ha rappresentato per la Spagna.

il manifesto Venerdì 29 Ottobre 1999

1 commento:

rosalba falzone ha detto...

Grazie, Salvatore per aver ricordato, almeno tu, il grande Rafael

statistiche