Giorgio Napolitano tra due sindaci. Sopra di lui il tricolore sabaudo |
Ritrovo un ritaglio da “La Stampa” del 16 novembre 2009 .
L’articolo è di Paolo Passarini, che da Napoli fa la cronaca della cerimonia commemorativa di Maurizio Valenzi e del discorso del presidente della Repubblica Napolitano, che con l’ex sindaco di Napoli condivise la militanza nel Pci con amicizia.
A quel che capisco dalle citazioni dirette e dal riassunto Napolitano elogiò la politica come missione e la difese come professione, sostenendo che la chiave di tutto è la moralità. Niente di strano: anche nel Pci – come destra migliorista – non si fidava granché delle masse e della partecipazione dal basso ed esaltava il ruolo dei dirigenti, purché professionali e morali.
Nel discorso di Napoli Napolitano non nega che alla competizione politica si possa giungere dalla società civile, dal mondo del lavoro o delle imprese o dalla cultura, ma «in ogni caso bisogna sapere che la politica richiede qualità specifiche, … non può vivere di dilettantismi».
Nel discorso che a naso dovrebbe essere stato vuotamente retorico ho trovato un concetto che non ho notato in altri e che sembra rinverdire la leggenda delle origini regali dell’attuale presidente della Repubblica: «Ci si schieri liberamente a destra o a sinistra, quello che conta è il senso della nobiltà della politica».
Viva la nobiltà! Viva il re!
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