Il post che segue è tratto da una più ampia recensione di un libro sull’umorismo arabo e contiene alcune divertenti curiosità. (S.L.L.)
Nel mondo occidentale gli arabi sono generalmente descritti come dei fanatici religiosi poco inclini all'ironia. D'altronde le violente reazioni scatenate dalle vignette apparse qualche anno fa in Danimarca e raffiguranti il profeta Mohammed nelle vesti un terrorista hanno rafforzato quest'idea. Eppure la realtà è ben diversa, raccontano Paolo Branca, Barbara De Poli e Patrizia Zanelli in Il sorriso della mezzaluna. Umorismo, ironia e satira nella cultura araba (Carocci, pp. 200, euro 18). Un libro che mostra come da secoli il mondo arabo sia attraversato da una lunga tradizione umoristica e satirica. Nessun aspetto della vita viene risparmiato: i rapporti di genere, le differenze sociali, il potere, la religione.
In epoca medievale vi erano diversi specifici generi letterari rivolti alla presa in giro di intere categorie di persone, come ad esempio il Libro degli avari di al-Jahiz, del IX secolo. Da allora fino ad oggi gli arabi hanno continuato a ridere dei propri difetti e delle proprie mancanze, giocando e divertendosi con le parole, forse proprio perché discendenti di una civiltà fondata sulla parola. … Grazie a Il sorriso della mezzaluna, un libro che si fa leggere tutto d'un fiato, si scopre che vi è un comune substrato culturale mediterraneo che mostra realtà molto più speculari e vicine di quanto si possa immaginare. Esiste ad esempio una variante araba assai diffusa del detto napoletano «Ogni scarrafone è bello a mamma soja», che recita: «la blatta agli occhi di sua madre è una bambola».
E le similitudini e le vicinanze non finiscono qui, come mostra questa barzelletta: un ministro arabo fa visita a un collega italiano e nota che vive in una casa molto lussuosa. Gli chiede come possa permettersi un simile tenore di vita. - Usa il cervello - gli risponde il primo, e gli mostra il progetto di un ponte e la sua realizzazione, diversa rispetto al progetto. - La differenza tra il progetto e il ponte sta qui -, commenta indicando le proprie tasche. Qualche tempo dopo l'italiano restituisce la visita e nota che il collega arabo è ancora più abbiente di lui. - Come hai fatto a diventare così ricco? -, gli chiede. L'arabo gli mostra il progetto di un ponte e poi apre la finestra. - Ma io non vedo nulla -, esclama l'italiano. - Appunto! - replica l'arabo - ho usato il cervello meglio di te!
“il manifesto” 3 agosto 2011
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