MADRID
È morto ieri in un
ospedale madrileno l'ultimo superstite della generazione
dell'antifascismo europeo. Enrique Lister aveva appena compiuto 87
anni. Nei libri di storia figurerà come l'eroe di Guadalajara, di
Teruel, dell'Ebro, cioè delle uniche vittorie che l'esercito
antifranchista repubblicano ottenne nella Guerra civile spagnola. Ma
questo comunista di origini umilissime, formatosi militarmente
nell'Urss di Stalin, è stato anche l'esponente di un'epoca in cui i
crimini più terribili venivano giustificati dalla necessità di fare
la rivoluzione.
"Sono andato a Cuba
per diventare miliardario e invece è lì che sono diventato
comunista", ricordava qualche anno fa. L'emigrazione verso
l'isola, una scelta che nel 1927 facevano tanti altri giovani della
povera Galizia - fra i quali il padre di Fidel Castro - è il primo
dato significativo della biografia ufficiale di Lister. Cinque anni
dopo, tornato in Spagna ormai in veste di "rivoluzionario
professionista", un nuovo fatto politico segnerà la sua vita:
viene infatti accusato di avere ucciso un ufficiale della Guardia
Civil che aveva autorizzato il ballo nella piazza del suo villaggio
natio. Fugge così dalla Spagna. "All'epoca, noi pensavamo che
quelle feste danneggiassero lo spirito dei giovani", dirà poi
Lister.
Scappa verso l'Urss, dove
lavorerà nella costruzione della metropolitana di Mosca che per i
comunisti di allora diverrà il simbolo dei successi del socialismo
staliniano. Poi entrerà nella Frunze, l'accademia militare
sovietica. Rientra in Spagna un'anno prima del golpe di Franco,
avvenuto il 18 luglio del 1936. E sin dai primi momenti della guerra
civile diventa uno dei protagonisti dell' epopea spagnola. È infatti
lui a organizzare, con pugno di ferro, con quell'idea di "disciplina
rivoluzionaria" appresa in Urss, il primo corpo regolare
dell'esercito popolare repubblicano, il famoso V Regimento, che si
distinguerà nella difesa di Madrid. Se il "no pasaràn"
della Pasionaria sarà il grido di guerra che darà all'antifascismo
spagnolo una dimensione internazionale, la capacità militare di
Lister, frutto non solo delle sue conoscenze tecniche ma anche di una
intuizione straordinaria, daranno agli antifranchisti la speranza che
quella lotta di Davide contro Golia avrebbe potuto essere anche
vinta.
"Nobile cuore in
veglia, spagnolo, indomabile, pugno forte", gli canta in un
sonetto il grande poeta Antonio Machado, tutto meno che un comunista.
E nasce il mito, che arriva così, nel marzo del 1937, a Guadalajara,
dove il Corpo di truppe volontarie che Mussolini ha inviato per
aiutare Franco viene battuto dalle forze comandate da Lister. Luigi
Longo, allora commissario generale delle Brigate internazionali, così
racconta quei momenti in un libro del 1956: "Arrivo al posto di
comando di Lister, verso le ore 15 del giorno 13. Il comandante non
ha appena finito di spiegarmi la situazione... che dalla stanza
vicina, dove stanno i telefonisti...erompe un solo grido: ' I
fascisti scappano! stiamo rioccupando Trijueque!' ". Dopo quella
vittoria, arriverà la conquista di Teruel e la battaglia sul fiume
Ebro nel 1938. Ma il ' comandante' non lottò solo contro i
franchisti. Durante la guerra Lister diventò anche il terrore degli
anarchici, per i quali fare la rivoluzione era importante quanto
battere i franchisti. "Sì, ho fucilato", riconoscerà
Lister nel ' 77, appena ritornato in Spagna dopo 38 anni di esilio
prima in Francia e poi in Urss. E con la sua voce tonante, le ciglia
folte alla Breznev e il gesto sempre un po' minaccioso, aggiungerà:
"E sono disposto a farlo ogni volta che ce ne sia bisogno.
Perché io ho fatto la guerra affinché il popolo conquisti la
libertà".
“la Repubblica”, 9
dicembre 1994
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