Theodor "Teddy”
Adorno litiga con gli studenti, suoi discepoli,
che hanno occupato il
suo celebre istituto di Francolorte.
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Poco dopo il 2 giugno
1967, giorno in cui il funzionario di polizia berlinese Kurras aveva
ucciso Benno Ohnesorg sparandogli alle spalle, Theodor W. Adorno
aveva introdotto la sua lezione sull’estetica in modo diverso dal
solito: «Oggi non mi è possibile iniziare la lezione senza prima
aver detto una parola sui fatti di Berlino, per quanto questi siano
anche offuscati dagli eventi terribili che minacciano Israele, patria
di innumerevoli ebrei scampati a orrori terribili».
Adorno, una voce
solitaria nel deserto politico intellettuale della Germania
post-fascista, era considerato da parte degli studenti dell’Sds
un’autorità indiscussa. Diversamente da quanto accadeva con
Horkheimer esisteva tra noi e lui un rapporto non privo di un certo
fascino erotico.
Adorno era spaventato
dagli slogan del movimento antiautoritario. Egli si opponeva
rigidamente alla volgarizzazione e alla popolarizzazione dei pensieri
teorici. Diversamente dagli studenti, aveva avvertito il prevalere
del conformismo nel movimento di protesta. Ma, allo stesso tempo, gli
piaceva vedere che i suoi studenti facevano parte dell’avanguardia
degli intellettuali. Ancora nel luglio 1967 ci incontrammo in
un’abitazione privata; eravamo un pugno di studenti selezionati
della Sds, guidati da Hans Jurgen Krahl, una delle menti migliori
dell'organizzazione. Adorno si espresse in termini decisamente
radicali circa il carattere del tardo capitalismo e della borghesia
tedesca che è «come i lupi» disse.
Dopo il Maggio parigino,
il conflitto tra l’apparato dello Stato e il movimento
antiautoritario, durante il dibattito sulle leggi d’emergenza,
raggiunse il suo culmine che terminò con una nostra grave sconfìtta.
Gli attivisti della Sds cominciarono allora a fare spettacolari
occupazioni di istituti e università per nascondere la sconfìtta.
Dapprima toccò all'Istituto di Jurgen Habermas nella Myliusstrasse.
Il vandalismo si mantenne, all’inizio, entro limiti modesti. Ma la
direzione dell’Università incalzava affinché si procedesse allo
sgombero. Allora alcuni di noi si trasferirono nell'Istituto di
Sociologia di Adomo. Anche lì intervenne la polizia; con un atto di
miopia politica gli studenti avevano costretto la direzione, compreso
Adorno, ad agire contro di loro. Nell’Istituto sgomberato, le cui
pareti erano coperte di scritte con lo spray, si svolsero scene
spettrali. Adorno stesso, chiese un barattolo di vernice spray. «In
questo Krahl (da Hans-Jurgen Krahl) dimorano i lupi», fu il suo
graffito.
Il 6 agosto 1969,
improvvisamente, Adorno morì. Le sue lezioni erano state spesso
disturbate nel semestre estivo. L’azione più nota fu il cosiddetto
“attentato dei seni”, quando alcune studentesse, durante la
lezione, sbalordirono Adorno mettendo a nudo la parte superiore del
corpo. Ci furono anche atti di barbarie; però la leggenda secondo
cui gli studenti sarebbero stati la causa della morte di Adorno, è
priva di fondamento. In realtà Adorno fu vittima di un infarto
provocato dal superlavoro e da dolorosi eventi di natura privata. Ai
suoi funerali presero parte molti dei suoi studenti. Nelle parole di
Krahl, pronunciate davanti alla tomba, si sentiva sia la grande
ammirazione sia una critica che, peraltro, oggi —
retrospettivamente - mi appare piuttosto astratta.
Rimase in noi comunque la
sensazione di aver agito nei suoi confronti in modo sbagliato.
Da '68. Una storia
aperta, Supplemento a
“L'Espresso”, 25 gennaio 1988
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