31.3.18

Ettore, “un eroe diverso dagli altri” (Eva Cantarella)


[…]
Basta paragonare la sua condotta e quella di Achille, il più valoroso degli achei: il suo equivalente nel campo nemico. Prendiamo l’episodio, celeberrimo, dello scontro finale tra i due: prima di affrontarlo, Ettore propone ad Achille un patto: “Se con l’aiuto di Zeus ti ucciderò, non sconcerò il tuo corpo. Dopo averti strappato le armi lo restituirò agli achei: fai anche tu così”. E Achille, in risposta, guardando bieco: “Ettore maledetto, non parlarmi di patti”. Una risposta che preannuncia quel che intende fare del cadavere del nemico, se vincerà. Colpito a morte, Ettore lo implora: “Non lasciare che i cani degli achei sbranino il mio cadavere, accetta il riscatto che mio padre Priamo ti offrirà, rendi il mio corpo alla patria”. E Achille: “Cane, non mi pregare, la rabbia e il furore dovrebbero spingermi a tagliuzzare le tue carni e a divorarle così, per quel che hai fatto”. Non manca di buone ragioni Christa Wolf nel chiamare “Achille la bestia” l’uomo che, tra l’altro, durante i funerali dell’amato Patroclo sgozza e getta sul suo rogo dodici prigionieri troiani. Quanto diverso da lui, l’eroe nemico: il solo, tra i troiani (oltre al vecchio Priamo), che rispetta Elena, la causa della guerra: “Mai ho udito da te parole di spregio. E se altri mi rimproveravano tu mi difendevi, parlando, calmandoli con la dolcezza, con le tue dolci parole”.
Così Elena piange la morte del cognato.

Da Non sei più mio padre. Il conflitto tra genitori e figli nel mondo antico, Feltrinelli 2015

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