28.3.18

Ray Sugar Robinson. Tre match da ricordare (V.Z.)


In occasione della morte del grande Ray Sugar Robinson, nella pagina dedicata al suo ricordo comparve questo breve articolo siglato V.Z. L'autore dovrebbe essere Vittorio Zucconi. (S.L.L.)
Robinson contro Archer (1965)

Tre match per ricordare Robinson. La sua storia con Jake La Motta ha qualcosa di tormentoso, una rivalità piena di fiele. Il Toro del Bronx battè Sugar una sola volta ma si affrontarono in sei incontri. Più che combattersi, si odiarono.
L'ultimo fu quello più carico di odio. Il 14 febbraio del 1951, Jake era un uomo alla ricerca di un'identità e di un gruzzolo, Robinson un pugile ancora valido e un avversario ancora troppo forte. Il conto dei match era già di 4 vittorie ad una per Robinson. Era il combattimento che tutta la boxe newyorchese aveva voluto per decidere se davvero il Toro del Bronx, idolo di Little Italy, doveva dichiararsi finito davanti a Robinson. E per avere una buonissima stagione per scommettere. Per la prima volta si sale sul ring in un'ora insolita, le 21, per esigenze di contratto tv. La diretta radio italiana andò in onda alle 4. Primo round: tre colpi al viso e due alla figura per Robinson che in finale di ripresa riesce a colpire al naso. La Motta sanguina ma spinge l' avversario sulle corde. 2) C'è un tema fisso: sinistro di Robinson-destro di La Motta, che va avanti per tutta la ripresa; 3) La Motta infierisce per tutto il round ma alla fine subisce un colpo alla figura che lo blocca; 4) La ripresa finisce con La Motta che avanza sorridente: colpisce durissimo sui fianchi, al viso, alla figura. E' un round perso per Robinson; 5) Robinson forse risente dei colpi appena ricevuti. Certo sbanda, colpisce a sua volta ma a vuoto; al suo angolo facce scure. 6) Un gancio di destro alla mascella di La Motta che reagisce con due jab sinistri; 7) Robinson sanguina, ma contiene le sfuriate di La Motta; 8) un violento scambio di ganci alla mascella e al viso da entrambe le parti; 9) La Motta attacca ancora piazzando due montanti. Robinson si impadronisce della sua guardia e fino alla fine del round e ne fa strame. 10) Ampio destro al mento da Robinson per La Motta. 11) Robinson piazza un colpo sotto la cintura ed è ammonito; 12) Robinson va a segno cinque volte al viso in un solo minuto. La Motta arranca, lo insulta, affanna. 13) Robinson lo colpisce con due destri alla mascella, poi altri due sinistri: La Motta è alle corde, è esposto, Robinson lo colpisce come un sacco di pannocchie appeso a un filo. Ko tecnico.
Nel 1952 il match per soldi tocca a lui farlo. Forse è la prima volta che Robinson è costretto a cedere alle lusinghe di chi vuol fare un match per il piacere degli sponsor e della borsa. Al perdente, Rocky Graziano, 88mila dollari. C'è in palio il titolo dei medi. Ma non c'è storia. Rocky Graziano non gli resiste che tre riprese, poi va giù senza tante storie. Vale più raccontare l'episodio del peso. Il manager di Robinson, davanti ai pugili nudi sulle bilance, chiede di poter fare una dichiarazione: “Spero che Ray possa incrociare presto i guanti con Turpin, Olson e Glemmer, i pugili che sono in grado di impegnarlo”. Si disse che il Ko di Graziano cominciasse in quello spogliatoio.
Robinson comunica il suo ritiro dal ring
Ultimo capitolo; il più triste. Quel 10 novembre del 1965 il palazzetto dello sport di Pittsburg è gremito di 2200 persone. C'è il vecchio Ray Sugar Robinson, 44 anni suonati, che vuole rientrare nel giro. Ma per tutti è un raccattaborse di fortuna, fa quasi pena vederlo ancora combattere. Il match con Joey Archer comincia con un atterramento, va sulle corde, poi scende lento verso il tappeto. Si affloscia mentre l'arbitro conta. A nove, alle soglie della sconfitta, si rialza e porta a termine il match. Battuto ma in piedi. E ad Archer toccano più pugni di quelli programmati. Seconda, terza, fino alla decima ripresa. La carriera di Robinson si conclude in piedi, suonata di pugni, ma in piedi. Aveva ragione Jake La Motta, che aveva nutrito l'ultima parte della sua vita facendo da sparring partner ai suoi avversari: “La sua forza non è mai stata fisica, ma nella mente, qui (indicava la testa) è un mostro, è un pugile mentale”. Subito dopo il match Robinson dettò una dichiarazione d' abbandono: “Volevo rientrare nel giro, invece debbo andarmene, ormai sono vecchio e non voglio dar pugni in cambio di soldi, voglio rientrare nel giro; se non è possibile, basta così”.
Due anni dopo gli riconoscono l'ingresso nella Boxe Hall of Fame, il massimo riconoscimento sportivo americano.

“la Repubblica”, 14 aprile 1989

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