28.3.18

Praga, agosto 1968. “Discutiamo di libertà”. Intervista di Angelo Maria Ripellino a Milan Kundera


Nell'agosto del 1968, a Praga, alla vigilia dell'intervento dei carri armati sovietici, Angelo Maria Ripellino, lo slavista e poeta siciliano, intervistò Milan Kundera sulla situazione cecoslovacca. Il testo venne ripubblicato un ventennio più tardi da “Repubblica”, onde l'ho tratto. (S.L.L.)
Milan Kundera in una foto dell'ottobre 1968

RIPELLINO. Non temete che tutte le conferenze e i convegni e le dichiarazioni, mentre rafforzano il blocco socialista, allontanino la Cecoslovacchia dalla sua funzione storica di mediatrice tra l'Occidente e l'Oriente?
KUNDERA. Creare finalmente un paese in cui si possa vivere da uomini liberi, è per il movimento socialista più importante che rafforzare esternamente la salvezza del blocco. Vivere da uomini significa anche vivere a proprio modo. La Cecoslovacchia è stata sempre, in passato, un attivo punto d' incontro di varie tradizioni culturali. Il blocco socialista s' è sforzato di uniformare tutto, e così ha imbrigliato questa nostra ricchezza culturale. E' come se la fisionomia di questo paese fosse stata cancellata.

RIPELLINO. In che consiste, secondo voi, il futuro compito della libera Cecoslovacchia in Europa? KUNDERA. Essere se stessi. Quello che chiamiamo il blocco socialista non è soltanto una costrittiva alleanza militare; è anche una politica interna, una stampa, una cultura, una scuola, un pensiero, un linguaggio ugualmente imposti dall'alto. Questa sovietizzazione che livella i valori è anticulturale allo stesso modo in cui lo è l'americanizzazione in altra parte del mondo. Se un piccolo popolo troverà forze sufficienti di ribellarsi a queste tendenze uniformatrici e ad essere autonomo, renderà un enorme servizio non solo a se stesso, ma a tutti.

RIPELLINO. Qual è l'opinione di “Literarni Listy” in merito alla pluralità di partiti in un sistema socialista?
KUNDERA. Finora la pluralità delle opinioni si registra all' interno del partito comunista più che in una dialettica fra comunisti e rappresentanti di altri partiti. Non saprei prevedere che cosa succederà in seguito.

RIPELLINO. Possiamo dire che esiste un certo nesso tra la calma di cui oggi dà prova il popolo cecoslovacco e la tradizionale finzione del soldato di Bertold Brecht, Svejk, simbolo di prudenza? Se l'attuale serenità non è in un certo senso una variante di quell'eterna categoria che chiamiamo svejkismo?.
KUNDERA. Anch'io penso che esista un nesso tra la sobria tranquillità, la prudenza e la calma attuale del nostro popolo, e il famigerato eccesso cecoslovacco di cautela, di tendenza al compromesso e di avversione al rischio e alla lotta. È paradossale che questa infelice e ripugnante tradizione di cautela abbia assunto d'improvviso una funzione così positiva: perché ha impedito al nostro grande fratello, il quale nelle nuove situazioni si muove sempre molto goffamente, di ripetere ciò che aveva sperimentato a Budapest.

“la Repubblica”, 2 dicembre 1989

Nessun commento:

statistiche