Gadda lavora alla Rai dal
1950 al 1955. Assunto in ottobre come "praticante giornalista"
ai servizi culturali del giornale radio, passa poi al Terzo
programma, divenendo "professionista" nel 1952. Si dimette
nel giugno 1955 per dedicarsi interamente al lavoro di revisione del
Pasticciaccio, pur continuando per alcuni anni a collaborare
saltuariamente ai programmi radiofonici. Ma i suoi "inizi"
con la radio precedono, sia pure di poco, l'assunzione alla Rai: nel
giugno 1950, infatti, registra presso la sede di Firenze l'Intervista
con se stesso, quella che comincia: "La narrazione è
certamente uno de' miei obiettivi" e che conclude, parlando dei
suoi lavori in corso, "Non voglio vendere la pelle dell'orso
prima di averlo ammazzato"; l'intervista va in onda sull'allora
"rete rossa" (programma nazionale) il 4 luglio 1950. Fa
parte di una serie di Scrittori al microfono nella quale sono
intervistati, fra gli altri, Montale, Ungaretti, Moravia, Vittorini,
Pavese, "registrato", quest'ultimo, neanche due mesi avanti
il suicidio.
È questa la prima delle
interviste radiofoniche a Gadda (ci sarà poi, invertito il ruolo, il
Gadda intervistatore: celebre la sua intervista a Eugenio D'Ors): una
fatica alla quale egli si assoggetta volentieri, dato il numero
tutt'altro che irrilevante delle "prestazioni"
autobiografiche nelle quali è coinvolto via etere. Al Terzo
programma - dove Gadda è definitivamente assegnato - una delle sue
prime trasmissioni (per l'esattezza, la seconda) è dedicata a
Galileo Ferraris, ingegnere e fisico, scopritore del campo magnetico
ruotante - principio fondamentale dei motori elettrici -, esponente
di quella cultura scientifica positiva dell'Ottocento nella quale
teoria e applicazione si univano in una sintesi armonica. Ne riesce
un ritratto morale-scientifico indubbiamente congeniale al prammatico
autore della Cognizione, anche perché proprio a quella
cultura positiva egli si rifà nelle frequenti interpolazioni
tecnico-linguistiche che popolano le sue riflessioni letterarie.
Ma per Gadda l'equivoco
dell'ingegnere-scrittore, sempre insistente nella committenza, si
ferma qui: la sua collaborazione al Terzo programma si costituirà
d'ora in poi esclusivamente sul versante letterario-artistico e dello
spettacolo; ad altri l'incombenza dell' informazione e della
divulgazione tecnico-scientifica. Col tempo assume incarichi sempre
più importanti: dall'ottobre 1951 e fino al 1954 dirige le rubriche
del Terzo programma, L'osservatore delle Lettere e delle Arti
e L'osservatore dello
Spettacolo, rubriche alle quali collaboravano studiosi
come Mario Praz, Roberto Longhi, Vittorio Branca, Silvio D' Amico,
ecc. Oltre all'ormai famoso ciclo dei Luigi di Francia -
divenuto poi un libro gaddiano -, cura le trasmissioni su Cristoforo
Colombo, Villon, sul Decameron del Boccaccio, partecipa ai
dibattiti sul neorealismo, sul romanzo in Italia, recensisce novità
librarie: dall'edizione di Giorgio Vigolo dei Sonetti del
Belli, all'edizione critica delle Poesie del Porta di Dante
Isella. Offre il suo "viatico" alla mostra di Lorenzo Lotto
al Palazzo Ducale di Venezia, presenta programmi nuovi, prapara
adattamenti radiofonici di testi teatrali (fra gli altri La verità
sospetta di Juan Ruiz de Alarçon). Intanto corregge, modifica,
riscrive, "passa" testi di collaboratori, intervenendo a
volte con esiti che lasciavano stupefatti gli estensori. Partecipa
attivamente al dibattito sulla peculiarità del linguaggio
radiofonico: ne sortiranno le sapide Norme per la redazione di un
testo radiofonico (1953), stampate in una edizione adespota per
uso interno; una copia dell'opuscolo veniva allegata ai contratti di
collaborazione, omaggio sovente non molto gradito ai contraenti.
Progetta una serie, poi
non andata in onda, di letterari Asterischi di costume che
promettevano di essere piuttosto ricchi di umori. Collabora, invece,
con L'egoista alla rubrica "Caratteri", una rubrica
nella quale uno scrittore era invitato a descrivere un carattere a
sua scelta, ad esempio Moravia il ghiottone, la Manzini l'indiscreto,
Cassola il provinciale, Bonsanti l'incostante, ecc. Le fatiche
radiofoniche di Gadda al Terzo programma si concludono con una
trasmissione che sembra fatta su misura per lui, Umor nero:
qui uno scrittore, un critico, è chiamato a parlar male di qualche
illustre trapassato. Gadda non se lo fa ripetere due volte, si
presenta per primo con il suo contra Foscolo (per la cronaca le altre
accoppiate sono Anna Banti - Pirandello, Mario Praz - Auguste Rodin,
Emilio Cecchi - Lord Byron, Cesare Brandi - Rembrandt, ecc.). Nasce
così la conversazione a tre voci Il guerriero, l'amazzone, lo
spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo, andata in
onda il 5 dicembre 1958. A sua volta anche il Terzo programma si
occupa ben presto dello scrittore Gadda: i Notturni dell' usignolo
di Gian Domenico Giagni sceneggiano San Giorgio in casa Brocchi;
frammenti del Pasticciaccio sono anticipati negli inediti
dell' "Antologia" (I carabinieri al Torraccio; La
Sarta). Ed ancora, il 4 novembre 1954, giorno sacro per le
memorie patrie di Gadda, viene trasmesso il suo Taccuino inedito,
brani tratti dal Giornale di guerra e di prigionia, all'epoca
ancora segreto nei cassetti del suo autore. Ma il nome di Gadda non
rimane circoscritto al Terzo programma. L'autore della Cognizione
compie anche delle gradite incursioni nel Programma nazionale, e non
solo nel luogo deputato alle belle lettere, l'aristocratico Approdo,
ma anche in trasmissioni ad alto indice d'ascolto, come la domenicale
rubrica Buona convivenza, sorta di bonario, moderno galateo,
cui collaborano Antonio Baldini, Silvio D' Amico, Maria Bellonci,
Alba De Cespedes, Lorenzo Giusso, Vincenzo Talarico. Qui Gadda,
dismesse finalmente le culturali prudenze reverenziali, è ancor più
Gadda: la sua vis mimetica si disfrena con una sorta di
divertita ferocia. Quanto gli siano congeniali il luogo e l'argomento
lo testimonia la frequenza - lui solitamente collaboratore
intermittente - della sua partecipazione alla rubrica. In poco più
di un mese tre trasmissioni, tre occasioni del viver sociale moderno:
Al ristorante (2 ottobre 1955), In ufficio (16 ottobre
1955), Come vivere nel caseggiato (6 novembre 1955). Solo i
primi due testi vengono pubblicati sul "Radiocorriere"
(anche se finora sfuggiti alle accurate bibliografie gaddiane). Il
terzo, come d'altronde gran parte dei testi radiofonici di Gadda,
rischia di perdersi per sempre nelle effimere registrazioni del
tempo. Al ristorante, che qui si ripropone con il titolo
originale (nella stampa sul "Radiocorriere" porta il
titolo, un po' troppo da manuale delle buone maniere, Come stare a
tavola), rinvia, non tanto alle tavolate romane dei "fasti"
radiofonici, quanto agli appetiti di Don Gonzalo, mostruosamente
ingigantiti dall'immaginazione degli indigeni di Lukones, o, meglio
ancora, a quell'"anticipo" rabelaisiano contenuto in una
lettera di Gadda del 1928: "Addio monti di spaghetti sorgenti
dall' acque salsose della pommarola che giungeva quasi ' n coppa e
con cui m' imbrodolavo (nei momenti di oblio) il bavero della giacca
e la mia poco rivoluzionaria cravatta! Addio care memorie di spigole,
di vongole, di spiedini di majale, di panforte, e di altri
vermiciattoli mangiati nelle più nefande e saporose bettole della
suburra, facendo finta di discutere lettere e politicaglia tanto per
salvare un po' le apparenze, ma in realtà con l' occhio al piatto
che arriva, fumante, trionfante, eccitante, concupiscente e
iridiscente di smeraldino prezzemolo. Addio! O, per lo meno,
arrivederci".
“la Repubblica”, 7
agosto 1992
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