I
tratti che connotano la biografia intellettuale di Alba de Céspedes
- difficili da raccontare perché a tutt'oggi conservata quasi
esclusivamente in frammenti di memoria da lei stessa consegnati a due
interviste (S. Petrignani, Le signore della scrittura, 1984;
A. P. Carroli, Colloqui con Alba de Céspedes, 1993) - sono
quelli di una figura itinerante, poliglotta, internazionale e nello
stesso tempo profondamente radicata nel tessuto politico e culturale
del Novecento italiano.
Nata
a Roma nel 1911 da Laura Bertini, di cui ha conservato nella
scrittura l'identità linguistica, e da Carlos Manuel de Céspedes,
figura di rilievo nella realtà cubana, tramite per lei di identità
e di passione politica, Alba ha vissuto infanzia e adolescenza a
Roma, nel quartiere Prati, lo sfondo di una parte importante del
romanzo Dalla parte di lei (1944). Roma è dunque la città
d'origine e sarà nel tempo una città d'elezione, luogo di
esperienze essenziali: la permanenza al pensionato Ravasco dal '30 al
'32, il tempo a lei concesso dal padre - dopo la scelta di vivere
sola con il piccolo Franzi - per dimostrare di essere in grado di
sostenere la propria autonomia (esperienza poi trasfigurata in chiave
letteraria nel romanzo Nessuno torna indietro,1938; il lavoro
come passaggio obbligato per una vita di libere scelte (nel ‘34
pubblica Il dubbio, il suo primo racconto; del '36 è
l'assunzione al «Messaggero»), e come luogo privilegiato per una
forte affermazione di sé; l'impegno politico nella Resistenza e
nella ricostruzione del paese: de Céspedes è nel '43 Clorinda alla
Radio Libera di Bari e dal '44 dirige a Roma «Mercurio», la rivista
che si fa carico di lavorare a quella nuova cultura di cui a Milano,
dal '45, si farà promotore «Il Politecnico» di Elio Vittorini.
Ma
accanto a Roma, nella geografia intellettuale di Alba de Céspedes,
prendono corpo altri due luoghi: la Francia, che la vede prima
itinerante nei rapporti con la famiglia, poi residente a lungo nella
Parigi dove si è spenta il 14 novembre, città viva, oltre che in
Chansons des filles de mai (Le ragazze di maggio,
1970), nel romanzo Sans autre lieu que la nuit (Nel buio
della notte, 1976); e Cuba, amatissima altra terra d'origine, a
cui Alba ha dedicato gli ultimi suoi anni di lavoro e di scrittura.
Il
profilo che emerge da questa geografia della vita, del cuore e del
pensiero, è quello di una intellettuale cosmopolita, in sintonia con
un mondo in movimento, osservato con libertà e profonda pietà,
rappresentato nella sua scrittura come il contesto della propria
esistenza. Il suo sguardo percorre, dunque, un ampio orizzonte: de
Céspedes guarda, a partire da sé, i percorsi di donne e di uomini,
i loro intrecci in passioni ed esperienze pubbliche e private, e li
racconta in una storia che si compone di tante piccole storie.
Lo
dimostra ognuno dei suoi testi. Così, Nessuno torna indietro
è un romanzo di formazione in cui il processo di emancipazione dalla
famiglia d'origine e di costruzione di una identità individuale si
articola in otto storie diverse, giocate tra l'interno (del collegio
Grimaldi) e l'esterno. Dalla parte di lei (1949) è una storia
familiare che ripercorre, nella memoria di Alessandra, le vicende di
tre generazioni, e nello stesso tempo è un romanzo sulla Resistenza,
dove il racconto della esperienza politica procede intrecciato ad un
percorso d'identità, anche in questo caso giocato tra un esterno -
la città, uomini e donne dell'antifascismo - e una serie di interni.
Quaderno proibito (1952), il diario di Valeria Cossati, è una
storia «privata» che dall'interno della quotidianità di una
famiglia piccolo borghese racconta la crisi del dopoguerra: tema
riproposto da Il rimorso (1963), uno straordinario romanzo
sull'Italia del benessere e il degrado di ogni passato ideale tutto
costruito sull'intreccio di scritture «private» (epistolari e
diaristiche). Storie, dunque, che attraverso esperienze di donna
raccontano la Storia. Questo, però, non basta ancora a dire la
specificità della scrittura letteraria di Alba de Céspedes, la sua
modernità, il carattere innovativo che essa rivela nei quadri
letterari del Novecento italiano. Per una lettura di questo tipo, in
grado di andare oltre le storie e di raggiungere il lavoro
dell'autrice sulla parola scritta, bisogna dare il giusto valore ad
almeno tre elementi che possiamo indicare come costanti della sua
produzione letteraria: l'ottica particolare da cui Alba osserva
l'esperienza umana per ricrearla poi nella scrittura; le tematiche
che, nella riproposizione di testo in testo, si configurano come
costanti della sua poetica; il lavoro continuo e consapevole che ha
definito il suo stile.
Lo
sguardo di Alba de Céspedes è uno sguardo che parte dal profondo,
che da un interno transita verso l'esterno riproponendo con
ostinazione la realtà e il valore del proprio immaginario. Scrive su
«Mercurio»: «Ogni volta che cadiamo nel pozzo noi scendiamo alle
più profonde radici del nostro essere umano, e nel riaffiorare
portiamo in noi esperienze tali che ci permettono di comprendere
tutte quelle che gli uomini - i quali non cadono mai nel pozzo - non
comprenderanno mai». Da questo osservatorio la rappresentazione del
mondo passa attraverso alcuni grandi campi tematici. La diversità -
tra uomo e donna; tra donna e donna; tra frammenti diversi di una
stessa identità – è il tema che fa da perno ad ogni racconto, ed
è una diversità che distingue e moltiplica i punti di vista.
Alla
rappresentazione della diversità si lega il secondo grande tema,
quello della solitudine delle donne, esito di una diversità negata,
non amata, inascoltata: l'urgenza del sogno d'amore e l'impossibilità
di resa alla quotidianità domestica che i personaggi maschili
ripropongono con ottusa indifferenza rendono la solitudine delle
protagoniste come l'esito di una scelta obbligata, consapevole e
accettata. Le portano al silenzio. E dal silenzio nella vita prende
corpo, nella scrittura, la voce negata dell'immaginario delle donne.
La scrittura è il terzo grande tema che attraversa i testi di Alba
de Céspedes: abbozzate in Nessuno torna indietro dalla figura
di Augusta, il tema è implicito in Dalla parte di lei. E
diventa esplicito in Quaderno proibito, dove la scrittura è
il luogo segreto e privato, e quindi proibito, di espressione e di
identità. «Voglio creare parole d'amore/ per dirle a me stessa -
scrive Alba in Solitudine - (...) Sono una donna sola:/
lasciatemi godere/ della mia solitudine».
A
questo percorso di coscienza de Céspedes ha intrecciato un rigoroso
lavoro di sperimentazione sulle strutture narrative e di continua
ridefinizione della parola poetica. La scelta di dare forma, in
storie di vita quotidiana, al proprio immaginario di donna non si
traduce infatti in nessun modo, nel suo lavoro, in una scrittura
intimistica documentaria o autobiografica: non traggono in questo
senso in inganno i temi del quotidiano, le tipologie narrative
adottate. Essi sono i materiali di un immaginario che, senza tradire
il senso della propria esperienza, si esprime per tutti e per sempre:
«I problemi cambiano nel tempo, i personaggi non sono più attuali.
Dunque ciò che attraversa il tempo è lo stile, lo stile è tutto».
“l'Unità”,
27 novembre 1997
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