Un certificato di appartenenza al sindacato dei fonditori di Inghilterra, Irlanda e Galles, formato nel 1809 |
L’Inghilterra, dove
l’industria ha raggiunto il massimo grado di sviluppo, ha le
coalizioni operaie più numerose e organizzate. In Inghilterra non ci
si è fermati a coalizioni parziali, di quelle che perseguono solo lo
scopo di un effimero sciopero e scompaiono con esso. Si sono formate
delle coalizioni permanenti, delle trades-unions che servono
agli operai da baluardo nelle loro lotte con gli imprenditori. Ed
attualmente tutte queste trades-unions locali fanno capo alla
National Association of United Trades, il cui comitato
centrale risiede a Londra e che conta già ben 80.000 iscritti. La
formazione di questi scioperi, coalizioni, trades-unions è
andata di pari passo con le lotte politiche degli operai che
costituiscono adesso un grande partito politico sotto il nome di
Chartistes.
È sempre sotto la forma
delle coalizioni che sorgono i primi tentativi dei lavoratori per
associarsi tra di loro. La grande industria agglomera in un sol luogo
una folla di persone sconosciute le une alle altre. La concorrenza le
divide per contrasto di interessi. Ma la conservazione del salario,
questo comune interesse che esse hanno contro il padrone, le riunisce
in uno stesso proposito di resistenza - coalizione. Così, la
coalizione ha sempre un duplice fine: far cessare la concorrenza tra
gli operai per poter fare una concorrenza generale al capitalista.
Essendo lo scopo originario della resistenza quello della
conservazione dei salari, man mano che i capitalisti si riuniscono a
loro volta in un proposito di repressione, le coalizioni, prima
isolate, si raggruppano e, nel confronto col capitale sempre unito,
la conservazione dell’associazione diventa più necessaria di
quella del salario. E ciò è tanto vero che gli economisti inglesi
esprimono grande meraviglia nel vedere gli operai che sacrificano una
buona parte del salario in favore di quelle associazioni che agli
occhi di essi economisti sono sorte solo in difesa del salario. In
questa lotta - autentica guerra civile - si fondono e si sviluppano
tutti gli elementi necessari ad una battaglia che verrà. Una volta
giunta a questo punto, l’associazione assume un carattere politico.
Le condizioni economiche
avevano trasformato dapprima la massa in lavoratori. Il dominio del
capitale le ha creato una situazione comune, degli interessi comuni.
Ed ora questa massa è già divenuta una classe di fronte al
capitale, ma non ancora per se stessa. Nel corso della lotta, di cui
abbiamo segnalato solo qualche fase, questa massa si riunisce e si
costituisce in classe per se stessa. Gli interessi che essa difende
diventano interessi di classe. Ma la lotta fra classi è lotta
politica.
Nella borghesia, dobbiamo
distinguere due fasi: quella durante la quale si costituì in classe
sotto il regime della feudalità e della monarchia assoluta, e quella
in cui essa, già costituita in classe, rovesciò la feudalità e la
monarchia per trasformare la società in una società borghese. La
prima, di queste fasi fu la più lunga e quella in cui occorsero i
maggiori sforzi. Anche la borghesia aveva cominciato con delle
coalizioni parziali contro i signori feudali.
Si sono fatte molte
ricerche per tracciare le diverse fasi storiche percorse dalla
borghesia, dal comune fino alla sua costituzione come classe. Ma
quando si tratta di rendersi esattamente conto degli scioperi, delle
coalizioni, e di tutte le. altre forme con le quali i proletari vanno
compiendo, davanti ai nostri occhi, la loro organizzazione in classe,
gli uni sono presi da un reale timore, gli altri esibiscono un
disprezzo trascendentale.
Una classe oppressa è la
condizione indispensabile di ogni società fondata sull’antagonismo
classista. L’affrancamento della classe oppressa indica perciò
necessariamente la creazione di una società nuova. Perché la classe
oppressa, possa affrancarsi è necessario che i poteri produttivi già
acquisiti, ed i rapporti sociali già esistenti non possano più
coesistere. Di tutti gli strumenti di produzione, il potere
produttivo più grande è proprio la classe rivoluzionaria.
L’organizzazione degli elementi rivoluzionari come classe suppone
l’esistenza delle forze produttive che potevano generarsi in seno
alla vecchia società.
Ciò significa che dopo
la caduta della vecchia società ci sarà una nuova dominazione di
classe, che si concreterà in un nuovo potere politico? No.
La condizione
dell’affrancamento della classe lavoratrice è l’abolizione di
tutte le classi, così come la condizione e l’affrancamento del
terzo stato, dell’ordine borghese, fu l’abolizione di tutti gli
stati e di tutti gli ordini.
La classe lavoratrice,
nel corso del suo sviluppo, sostituirà all’antica società civile
una forma di associazione che escluderà le classi ed il loro
antagonismo e non vi sarà più potere politico propriamente detto,
in quanto il potere politico è proprio la sintesi ufficiale
dell’antagonismo nella società civile.
Nel frattempo,
l’antagonismo tra il proletariato e la borghesia è una lotta di
classe contro classe, una lotta che, spinta alla sua espressione più
alta, è una rivoluzione totale. D’altronde, c’è da
meravigliarsi che una società fondata sull’opposizione delle
classi, porti ad un contrasto forte, ad un corpo a corpo
finale?
Non dite che il movimento
sociale esclude il movimento politico. Un movimento politico che non
sia al tempo stesso sociale, non esiste.
Da Miseria della
filosofia, Paperbacks marxisti
Newton Compton – trad. Enzo Agozzino
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