Sarà anche stato, come
aveva scritto Raymond Aron, un «evento in cui non era successo
niente» ma, a quarant'anni dal '68, cui è dedicato il prossimo
Festival della filosofia di Roma, è tutto un riandare alle cronache
e un interrogare testimoni sul grande scompigliamento che pretendeva
di portare «la fantasia al potere». E mentre continua a mancare,
almeno da noi, una ricostruzione storica esaustiva, costruita sui
documenti e non sugli stati d'animo dei reduci dei diversi
schieramenti, c'è già chi è pronto, prima che la Storia faccia
fronte ai propri compiti, a emettere la sentenza, imputando al
Sessantotto tutti i guai maggiori e minori che penalizzano il
presente. Anche da noi - ponderata la questione per quasi mezzo
secolo - c'è chi, sulle orme di Sarkozy, è intrepidamente deciso a
«farla finita con i sessantottini». Anzi vuole provvedere a
Rovesciare il '68: così almeno propone il titolo del libro di
Marcello Veneziani (Mondadori, pp. 175, €17).
In senso contrario
viaggia il turbine di ricognizioni autobiografiche da parte di coloro
che, pronunciando il fatidico «io c'ero», vogliono essere, se non
proprietari esclusivi, almeno azionisti di peso della memoria sulla
«rivoluzione degli studenti». A questi coriandoli di ricordi
appartengono ad esempio '68. L'anno che ritorna di Franco
Piperno (Rizzoli, pp. 220, €17,50), nonché, di Mario Capanna, sia
la Lettera a mio figlio sul Sessantotto (Baldini Castoldi
Dalai, pp. 187, €8,90) sia il Sessantotto al futuro
(Garzanti, pp. 143, €13).
Di tutt'altro tenore e di
grande interesse è invece A colpi di cuore. Storie del
sessantotto, in uscita da Laterza (pp. 321, €15) dove Anna
Bravo gira subito le spalle a reducismi e polarizzazioni. La storica
torinese sottolinea come da noi manchi ancora un'opera esaustiva, o
perlomeno di grande ambizione, sul tema, comparabile alle novecento
pagine di The Sixties, il monumentale studio sul '68 americano
e inglese, italiano e francese, di Arthur Marwick, edito dall’Oxford
University Press nel 1998. La Bravo sceglie esplicitamente una
stimolante e soggettiva esplorazione del '68, attraverso otto densi
capitoli. Sorge così un «albero tematico» ricco di spunti proprio
perché afferra alcuni ingredienti - le generazioni che si succedono
e i legami sociali, l'amore e la sessualità, la ribellione e la
violenza, le contaminazioni culturali e lo sguardo dentro di sé
dell'universo femminile - che restituiscono bene la dimensione
originaria, in gran parte pre-politica, da cui prende l'avvio la
ribellione di quei giovani ventenni. Appare in particolare il ricco
ventaglio di possibilità positive, e Idi ipoteche di segno opposto,
che sovrastiano, si elidono e condizionano l'emergere di quel mosaico
di indiscutibile complessità tematica, cronologica (quanti anni
durano effettivamente quei dodici mesi?), geopolitica, che prende il
nome di '68.
Con spiazzante e quasi
provocatoria sicurezza s'incarica di sciogliere tutti questi nodi la
Enciclopedia del '68 (manifestolibri, pp. 458, €25) curata
da Marco Bascetta, Simona Bonsignori, Marco Crispigni e Stefano
Petrucciani: un repertorio delle molte tessere che compongono il
«mosaico» sessantottino. Che il primo dei lemmi sia dedicato
all'Algeria - intravedendo nella protesta contro la guerra condotta
tra il 1954 e il 1962 dall'Armée francese contro il movimento di
liberazione di quel Paese una delle radici del '68 non solo parigino,
ma europeo - rivela già l'ampiezza di orizzonti di un lavoro che si
conclude con la voce «Zengakuren». Vale a dire la Lega degli
studenti giapponesi protagonista della vivace opposizione, nel
gennaio 1968, all'approdo della portaerei nucleare americana
Enterprise.
Proprio come in un
procedere ipertestuale questa Enciclopedia consente di
scivolare agevolmente dalle modalità di lotta («pavé»,
«barricate») agli slogan urlati nei cortei («Il personale è
politico»), sino alle grandi questioni internazionali e alle tappe
della politica italiana. Si viene condotti, ovviamente, nei luoghi
dove accade qualcosa che assomiglia alla storia («Torino, Palazzo
Campana», «Pisa, la Sapienza», ma anche l'Isolotto di Firenze o
l'«Università critica» di Berlino) e si fa memoria di personaggi,
gruppi musicali, case editrici, testate letterarie e giornalini
studenteschi.
L'Enciclopedia del
'68, minuziosamente articolata in 480 voci, suggerisce di
intrecci operanti nello spazio e sovrapposizione attive nel tempo,
quasi a preparare, o meglio a predisporre, elementi per una
ribellione che è ormai nell'aria. Emergono tra situazioni lontane
analogie inaspettate apparentemente minori ma emblematiche di quello
che sta per accadere. Ad esempio si apprende di un caso del tutto
analogo a quello milanese della Zanzara - la testata del Liceo Parini
processata nel marzo 1966 per un’inchiesta sul sesso e all'origine,
nelle scuole superiori, di una forte mobilitazione che sensibilizzerà
molti futuri quadri sessantottini. A Francoforte, la
Bie-nenKorb-Gazette, diretta da due studentesse di un Liceo, venne
ritirata dal Tribunale dei Minori per aver contestato il valore della
castità. È il marzo del '67 e la rivolta degli studenti, in tutta
Europa, è ormai dietro l'angolo.
“Tuttolibri – La
Stampa”, ritaglio senza data, ma 2008
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