Enzo Forini |
Mi hanno colpito
favorevolmente le tante parole pronunciate nella Sala del Commiato
riferite al dottor Forini. Facevano riferimento ad un periodo lungo e
significativo vissuto da Enzo nell'Università per Stranieri di
Perugia, di cui ero a conoscenza, ma non in modo tale da apprezzarne
fino in fondo il valore e l'originalità.
Invece non era il dottor
Forini quello con cui facevo la guardia di notte sulle terrazze di
Palazzo Manzoni durante l'occupazione della Facoltà di Lettere e
Filosofia nel 1967, non era il dottor Forini a condividere con me ed
altri la militanza nella “tendenza” trotzkista dentro la Fgci ed
il Pci negli ultimi anni sessanta, non era il dottor Forini il
dirigente del circolo Karl Marx in via Alessi e poi in via Bontempi,
non era il dottor Forini il comunista che divideva con noi l'eresia
de “Il manifesto”. Era il compagno Enzo Forini.
Così l'ho conosciuto,
così l'ho frequentato e così lo ricordo. Una comunanza non priva di
conflitti né di contraddizioni, perché Enzo era un leninista
convinto, un assertore del primato dell'organizzazione di partito
sulla spontaneità dei movimenti, della necessità di una avanguardia
coesa e determinata. Non arrivava però a chiedere disciplina e
fedeltà assolute, ma coerenza ed onestà intellettuale e di essere
soprattutto compagni. Per questo era impossibile litigare con lui né
tantomeno gestire una contrapposizione aperta e duratura, perché non
la voleva né la cercava, non considerandola una variante possibile
tra persone libere ed uguali. Al massimo la stemperava nella sua
sottile ironia e la sdrammatizzava con poche e puntuali battute.
Io credo che ad
allontanarlo dalla politica attiva, a parte il fatto che il suo
lavoro nel Centro sociale dell'Università per stranieri è stato in
piena continuità con il suo pensiero politico, sia stato non solo
una valutazione molto critica della fase storica e delle possibilità
e potenzialità di un altro mondo terreno, ma soprattutto il venir
meno della fratellanza e della solidarietà tra compagni. Già
l'uscita dal Pci era stata per lui uno strappo doloroso e credo che
per lui siano state insopportabili tutte le altre scissioni e
frantumazioni di cui è stata protagonista e vittima la sinistra
comunista, non solo a livello nazionale ma anche e soprattutto a
livello internazionale.
Anche perché la
fratellanza tra compagni era per lui il presupposto se non la base
dell'amicizia ed Enzo aveva e meritava di avere tanti amici.
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