Un'immagine della vecchia Cosenza |
Non sono andato a cercare nomi e
riscontri e qualche particolare inesatto di certo può rintracciarsi, ma la
sostanza della storia è vera. Me l’ha raccontata, anni fa, un compagno
affidabile, un amico che fu operaio, tecnico, sindacalista Cgil, dirigente
nazionale di Rifondazione e senatore, per una sola legislatura piuttosto breve.
Prima della sua elezione in Parlamento ebbe un incarico tra i più difficili. Fu segretario regionale per decreto di Bertinotti, di fatto commissario, in Calabria, una regione lontana dalla sua e dove,
per ragioni quasi sempre ignobili (assessorati, candidature, ruoli di
sottogoverno), talora mascherate da conflitti territoriali o addirittura
politici, capi e capetti del suo partitino si facevano guerre spietate.
Dopo l’ascesa di Loiero a
presidente della Regione ai rifondatori toccò un assessorato. Il mio amico, cui
fu delegato il potere di scelta, indicò uno fuori dalle cordate, uno della
magistratura, che si metteva in aspettativa per spirito di servizio. Non gli
diede alcuna indicazione e suggerimento per la scelta dei collaboratori: voleva
che l’assessore-magistrato scegliesse persone di sua fiducia, possibilmente
fuori dal giro dei comunisti di professione.
Ne scaturì qualche tempo dopo un
piccolo scandalo. L’assessore magistrato aveva scelto come capo di gabinetto sua
moglie e i giornali ne dissero peste e corna. Dichiarò: “Me l’ha detto il
segretario regionale di scegliere persone di assoluta fiducia. Solo di
mia moglie mi fido, di nessun altro”; esempio fulgido, nello stesso tempo, di amore coniugale e montanara diffidenza.
Il segretario regionale,
diventato frattanto senatore, si ammalò gravemente. Si disse che la permanenza
in Calabria, con gli stress procurati, gli avesse nuociuto; ma neanche a Roma era
riuscito a mantenersi sereno. Per sua fortuna l’impegno della scienza medica,
in cui ha avuto fiducia, risulta avergli assicurato una guarigione
pressoché completa.
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