29.11.13

"Omme se nasce". Storia di una ballata (Eugenio Bennato)

Nel 2011 Eugenio Bennato raccontò in un volume (Brigante se more, Coniglio editore) i retroscena della composizione di Omme se nasce, brigante se more, una sua ballata conosciuta in tutto il mondo. Lo intervistò per “alias” Simona Frasca. Colloco qui uno stralcio dalle sue risposte. (S.L.L.)

Nel 1979 mi fu commissionata la colonna sonora di un film per la televisione tratto dal libro di Carlo Alianello L'eredità della priora, il primo romanzo sulla storia del Risorgimento raccontata dalla parte dei perdenti. L'ingaggio fu di quelli importanti perché la Rai ebbe il coraggio di raccontare una storia fino a quel momento nota all'opinione pubblica solo in maniera unilaterale e di affidare a due giovani autori la musica. Il tema principale era il brigantaggio, la storia di coloro che opposero una strenua resistenza all'esercito dei Savoia e che subirono una doppia sconfitta, quella delle armi e quella della storia, visto che nessuno si ricorda di loro.
Del brigantaggio si è persa memoria, all'epoca ci documentammo ma non trovammo nulla che potesse aiutarci. Carlo D'Angiò e io scrivemmo Omme se nasce, brigante se more, un canto che ha conosciuto una storia atipica perché raggiunse il successo non attraverso il consueto meccanismo discografico ma per scelta popolare. Il nostro componimento, che è stato tradotto in molte lingue, si presta ad essere un canto di lotta per tutti i movimenti protestatari del mondo. Per esempio a Casal di Principe 15 anni fa, in seguito all'uccisione di don Diana, la ballata fu utilizzata come simbolo di lotta contro la camorra con il testo adattato a quella tragica occasione. Ultimamente ho ricevuto un altro rifacimento dal titolo Pa' vita se more realizzato dal presidio contro la discarica di Chiaiano e Marano. È tipico di un canto che diventa popolare di essere modificato e trasformato a tal punto da far perdere di vista il nome dell'autore. Questo ci riempie di soddisfazione salvo poi sottolineare che la ballata non è dell'Ottocento come molti nostri detrattori sostengono ma una composizione originale mia e di Carlo, un brano che noi ci inventammo completamente proprio per colmare un vuoto.
In questi anni ho sentito le cose più stravaganti sull'origine della nostra ballata ma quando ho letto che alcuni la ritengono scritta nel 1861 non ne ho potuto più e ho deciso di scrivere il libro. Non c'è nessuna fonte per questo canto, tutto nasceva dalla nostra profonda adesione alla musica popolare. Mentre scrivevo il libro ho composto altre due ballate, la prima è dedicata al capitano Ninco Nanco, uno dei tanti 'maledetti' briganti uccisi e di cui ci restano le fotografie e l'altra, Il sorriso di Michela, è su Michelina De Cesare. Con queste due composizioni ho cercato di restituire alla storia i nomi di gente che ha combattuto e che è stata completamente dimenticata per 150 anni. Oggi Ninco Nanco è un'icona della rivendicazione storica del brigantaggio e Michelina De Cesare è l'immagine forte di una donna morta a 26 anni combattendo contro l'invasione dei piemontesi. L'esigenza del libro è dettata dalla necessità di raccontare il mio viaggio nella musica popolare del sud Italia.
La storia del Risorgimento fu una vicenda stranissima secondo la quale il piccolo stato piemontese ingaggiò una cruenta guerra contro il sud facendo leva sulle giuste rivendicazioni da parte di intellettuali dell'epoca come i mazziniani de “La Giovine Italia”. L'espansione aggressiva
del Piemonte avvenne invece con una violenza pazzesca, con la creazione di lager come quello di Fenestrelle in Piemonte che accolse 50 mila prigionieri tutti morti uccisi, con la discesa di un esercito ferocissimo e senza la dichiarazione di guerra. I piemontesi sradicarono fabbriche, industrie, cultura e dialetti ingenerando un vittimismo che sopravvive oggi e che è genesi di malcostume, di mancato sviluppo e anche di una criminalità diffusa…

da Simona Frasca Mascalzone napoletano in “alias – il manifesto”, 5 febbraio 2011


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