In Museo d’ombre (Sellerio, 1982), in cui Gesualdo Bufalino
raccolse ricordi di paese, una sezione è intitolata Facce lontane. In essa l’autore lascia
sfilare destini e visi di persone un tempo conosciutissime nello piccolo
spazio della comunità comisana, ma destinate inevitabilmente all’oblio. Lo
scrittore ne celebra il ricordo brevi epitaffi. Ne ho recuperato uno e non
mi sono sentito di corredare il post con una faccia. Meglio un circo dall’archivio de “l’Unità”, il giornale fondato da Antonio Gramsci.
(S.L.L.)
Era un marcantonio di statura
spropositata per le nostre latitudini (due metri e quindici, pare). Dai bassi
tetti di allora, che raggiungeva senza fatica con la mano, strappava tegole e
sassi da scagliare ai ragazzi molesti. Sbagliando apposta la mira, peraltro,
tanto era inoffensivo e mite, nella sua semplicità di Gulliver paesano,
smarrito in una terra di nani cattivi. Un circo equestre di passaggio se lo
portò via, un giorno, verso un impensato futuro di op-là, luci, giostre,
baracconi. Chissà dove è sepolto.
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