Ecco Roma. I binari in doppia traccia
Si ritorcono a lei come serpenti
Cui la fumida belva incalza, schiaccia,
Divora. Già nell'aria calma senti
Il mormorio del popolo che abbraccia,
Dopo il riposo, i suoi diurni stenti,
Il mormorio del giorno che s'affaccia
Dal ciel velato a nuvole candenti.
Eccoti, Roma mia, ti riconosco
Nella cupola eccelsa vaticana,
Nell'obelisco al Quirinal superno.
Eccoti, Roma, nel tuo Pincio fosco,
Nel fluir biondo della tua fiumana
Che la tua storia al mar narra in eterno.
da “Cronaca bizantina”, 15 novembre 1881 ora in Roma bizantina, Longanesi, 1979
Nessun commento:
Posta un commento