Sicilia
Fuggono
campi di grano a margine d’ulivi,
crune di campanili
e cupole moresche alte nel sole.
(Albica vele, intorno, il mar di Scilla;
sembra la terra supplichi Aretusa).
Colà, le donne han gli occhi di giaietto,
e il sangue avvampa
nei miti venti che sui colli strisciano.
La casa-cuore accoglie il passeggero.
Per strappare un triangolo di verde,
catene d’uomini frangono le rocce:
e s’innalzano nenie al solleone.
(Nella piana, dove atterrì il Ciclope,
eterna-azzurra dei sospiri d’Aci,
bruciano forze arcane il Solitario).
Narcisi, i mandorli nei fiumi
creano sogni bianchi
e a spigolo di strada,
a mezzo d’agavi e vigne,
stride lento il carretto
già che tra sparsi templi,
figlia del sole, la locusta grilla.
Tutta la terra è musica che vive.
dal Lager di Wietzendorf, 1945
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