Albert Einstein, che fu non solo
un sommo scienziato ma un uomo che con profonda semplicità capiva i problemi
della vita, scrisse una volta: «Credo con Schopenhauer che uno dei più forti
moventi che spingono gli uomini all'arte e alla scienza sia la necessità di
sottrarsi alla vita quotidiana, con la sua dolorosa crudezza e il suo disperato
squallore, e ai ceppi dei propri mutevoli desideri».
E' naturale che un uomo che
pensava così abbia anche scritto (lo cita questo primo numero di
"Mandala", rivista di buddisti occidentali) che fra le religioni il
buddismo corrisponde all'esigenza universale d'un «senso religioso» della vita
che eviti però teologie, dogmi e l'idea d'un Dio personale. [...]
da Compatisci il prossimo tuo, ritrovato in un ritaglio de
“L’Espresso”, senza data, ma 1981.
Nessun commento:
Posta un commento