James Hudson in una caricatura (1876) |
I libri di storia parlano di lui
(colpevolmente) poco. E' quasi sconosciuto ai più, anche se ha i suoi fan come
argomento di nicchia. In realtà è un personaggio senza il quale probabilmente
non si sarebbe arrivati a realizzare l'Unità d'Italia.
Parliamo di sir James Hudson,
ministro plenipotenziario britannico nella Torino dei Savoia tra il 1852 e il
1861, e primo capo missione accreditato presso il nuovo Regno d'Italia tra il
1861 e il 1863. Un diplomatico con i fiocchi, un ambasciatore lungimirante, che
il suo superiore, un Lord che non lo amava, ritrasse in una definizione di
sapore cinematografico: «L'inglese che era più italiano degli italiani stessi».
[…]
Nato il 2 gennaio 1810 in una
famiglia della gentry inglese, figlio
cadetto del signore di un maniero a Bessingby nello Yorkshire, membro di club
per gentlemen come Arthur's o Traveller's (e più tardi accolto nella torinese
Società del Whist), paggio reale per re Giorgio IV, al quale somigliava al
punto che si diceva ne fosse figlio, Hudson fu diplomatico a Washington,
all'Aia e in Brasile, finché nel gennaio del 1852 venne inviato a Torino, dove
presentò a Vittorio Emanuele II le credenziali di rappresentante della regina
Vittoria.
Cavour disse di lui: «Il connait
tout le monde». A Torino Hudson aveva due tipi di frequentazione: gli uomini
politici, con alcuni dei quali - Cavour e D'Azeglio - ebbe rapporti di stretta
amicizia, e il mondo dell'arte. Godeva di relazioni con Carlo Marocchetti,
scultore torinese chiamato a lavorare anche a Londra, Giovanni Morelli,
collezionista che fissò il metodo di attribuzione dei dipinti sulla base di
minimi dettagli, Antonio Panizzi, patriota reggiano, esule in Inghilterra dove
diresse il British Museum. In più forniva raccomandazioni alla National Gallery
per l'acquisto di opere italiane e aveva una famosa collezione, andata perduta
Nel 1863 avrebbe dovuto spostarsi a Costantinopoli, ma si dimise dalla
diplomazia, rifugiandosi in Toscana, per non lasciare una signora milanese, più
giovane, ahimè sposata, Eugenia Vanotti. Le nozze furono possibili soltanto
dopo la morte del marito, il 14 settembre 1885. Una settimana più tardi,
all'Hotel d'Angleterre di Strasburgo, Hudson moriva di cancro. La salma venne
portata a Firenze. I suoi amici italiani erano scomparsi da tempo. La polvere
del tempo prese possesso dell'inglese che aveva servito l'Italia più della
stessa Inghilterra.
"La Stampa", 12 novembre 2010
"La Stampa", 12 novembre 2010
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